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Libia: cugino Gheddafi, 'tornare ai tempi di Berlusconi'

Gaddaf' Addam, nuovi leader italiani ci tendano una mano

23 marzo 2018, 17:40

Redazione ANSA

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(di Rodolfo Calò) (ANSAmed) - IL CAIRO, 23 MAR - Ahmed Gaddaf' Addam, un cugino del defunto leader libico Muammar Gheddafi, ha auspicato che il futuro governo italiano faccia tornare i rapporti tra Italia e Libia ai tempi degli accordi miliardari fra Tripoli e l'allora premier Silvio Berlusconi.

"Sono ottimista", ha detto Gaddaf' Addam in dichiarazioni ad ANSAmed al Cairo. "Rispetto i giovani leader che stanno salendo al potere, questa nuova vitalità che apportano, e chiedo loro di trarre insegnamento dagli errori dei loro predecessori", ha aggiunto il cugino di secondo grado del defunto rais (i rispettivi nonni paterni erano fratelli).

"La Libia non ha bisogno di militari o navi, ma di una mano tesa a livello politico" o sociale come ad esempio in campo "medico", ha sostenuto Gaddaf' Addam. Il quale considera illegittimo - perché non avallato dal parlamento insediato a Tobruk - il governo di Tripoli del premier Fayez Al Serraj.

Con "il presidente Berlusconi" furono stipulati "accordi che misero fine alla storica ostilità fra Italia e Libia", ha ricordato l'ex-ambasciatore libico al Cairo e Riad, nonché "inviato speciale" della Libia negli altri paesi del mondo.

"Ciò che auspichiamo dal nuovo governo è che venga ricreata la relazione come era all'epoca del presidente Berlusconi, col quale abbiamo stretto accordi da decine di miliardi per l'interesse dei due popoli e abbiamo dato la priorità alle imprese italiane", ha aggiunto. "Questo è quello che ci aspettiamo dal nuovo governo". "Accettammo le scuse del'Italia per l'epoca coloniale e questa relazione ha contribuito alla sicurezza nell'area del Mediterraneo", ha affermato inoltre Gaddaf' Addam. Rivolgendosi anche "all'Unione europea e all'Occidente, chiediamo che siano levate tutte le restrizioni che sono state imposte ai nostri leader e le ingiuste punizioni inflitte loro", ha affermato il parente di Gheddafi, il quale fu linciato nel 2011 durante la rivoluzione libica.

"Se si vuole la pace in Libia, bisogna rilasciare tutti i detenuti, decine di migliaia, e permettere a 1,5 milioni di emigrati libici di tornare a casa", ha sostenuto ancora, parlando all'ottavo piano dell'edificio sull'isola fluviale di Zamalek dove risiede da anni.

Esplicitando a chi andrebbero tolte le "sanzioni imposte dall'Onu", Gaddaf' Addam ha detto: "Prima di tutto la famiglia di Gheddafi, sua moglie", "Aisha, sua figlia, i suoi nipoti" che "non avevano incarichi ufficiali: alcuni bambini che avevano un anno e sono nella lista della sanzioni, ora ne hanno sette", ad esempio.

Andrebbero tolti dalle liste però anche "altri leader che non hanno commesso crimini ma stavano solo difendendo il loro paesi da criminali armati". "Che succede in Francia, o in Italia, o i qualsiasi altro paese del mondo?", ha chiesto retoricamente spiegando la sua richiesta: Quando uno ti punta un'arma in faccia che fai, gli dai le caramelle?". (ANSAmed).

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