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Siria: Erdogan,mondo ci sostenga o si prenda rifugiati

Editoriale del leader turco sul Wsj per difendere l'offensiva

ISTANBUL, 15 ottobre 2019, 11:42

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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"Abbiamo salvato dall'occupazione dei terroristi mille chilometri quadrati di territorio" nel nord-est della Siria: lo ha dichiarato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. "Presto metteremo in sicurezza" l'intero confine turco-siriano, da Manbij al confine con l'Iraq", confermando così l'intenzione di estendere l'offensiva anche ai centri strategici ancora sotto il controllo delle milizie curde, come Kobane e la 'capitale' del Rojava, Qamishli.

"Ci assicureremo che i rifugiati tornino a casa", ha aggiunto.

Poi, per sostenere davanti all'Occidente le sue ragioni sull'offensiva militare contro i curdi, in un editoriale pubblicato sul Wall Street Journal, il 'sultano' scrive: "La comunità internazionale deve sostenere gli sforzi del nostro Paese o cominciare ad accettare i rifugiati" dalla Siria. E aggiunge anche che "ci assicureremo che nessun combattente dell'Isis lasci il nord-est della Siria".

"La Turchia sta intervenendo dove altri hanno mancato di agire", è il titolo scelto dal leader di Ankara per il suo intervento sul quotidiano americano. "I flussi di rifugiati siriani, la violenza e l'instabilità ci hanno spinto ai limiti della nostra tolleranza", scrive Erdogan, che ricorda l'impegno del suo Paese nell'ospitare 3,6 milioni di rifugiati siriani e rivendica di aver speso "40 miliardi di dollari per offrire loro educazione, assistenza sanitaria e alloggio". Tuttavia, insiste, "senza supporto finanziario internazionale non possiamo impedire ai rifugiati di andare in Occidente".

Erdogan spiega quindi di aver deciso l'offensiva in Siria dopo aver "concluso che la comunità internazionale non avrebbe compiuto i passi necessari" ad affrontare la situazione.

Quanyto a jihadisti e foreign fighter, "siamo pronti - assicura Erdogan - a cooperare con i Paesi d'origine e le organizzazioni internazionali per la riabilitazione delle mogli e dei figli dei terroristi foreign fighter", aggiunge il leader di Ankara, che però non risparmia critiche ai Paesi occidentali che non avrebbero finora voluto occuparsi della questione, evitando anche di riprendersi i propri combattenti jihadisti detenuti nelle prigioni curde.

"Gli stessi Paesi che oggi danno lezioni alla Turchia sui valori della lotta all'Isis non sono stati capaci di fermare il flusso di terroristi foreign fighter nel 2014 e nel 2015", scrive Erdogan.

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