Dall'estate scorsa il Libano è scosso da una profonda crisi economica e finanziaria, accentuata dalle massicce e prolungate proteste popolari scoppiate a Beirut e in altre zone del Paese a metà ottobre. Le banche hanno imposto da metà novembre delle forti restrizioni, limitando la circolazione dei dollari - dal 1997 usati correntemente in ogni transazione economica come la lira locale - e bloccando i trasferimenti esteri. Rispetto al cambio ufficiale di un dollaro comprato a 1.500 lire locali, la divisa statunitense è cambiata nel mercato dei cambiavalute regolari a circa 2.400 lire. I prezzi delle merci al consumo sono saliti fino al 30% in pochi mesi e il tasso di disoccupazione è salito specialmente nelle regioni più depresse. In questo contesto, e considerando che la diaspora libanese nel mondo conta più di 20 milioni di persone sparse in Africa, Asia, Europa, America e Australia, la Mea aveva ieri annunciato di non accettare pagamenti in lire libanesi ma soltanto in dollari. Ma centinaia di persone si sono assembrate agli uffici della Mea in aeroporto - gli unici sportelli aperti la domenica - per tentare di acquistare biglietti prima dell'entrata in vigore della nuova decisione. Intanto sui social media apparivano numerose e dure critiche alla decisione della Mea, spingendo il governo di Hassan Diab - timoroso di nuove proteste popolari - a trovare un accordo con i vertici della compagnia aerea per cancellare la nuova misura.
(ANSAmed).
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