Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

La 'ruggine del caffè' non è spinta dai mutamenti climatici

Studio, epidemie frutto di una combinazione di fattori diversi

Redazione ANSA ROMA

Non c'è nessuna prova che i cambiamenti climatici stiano incentivando la "ruggine del caffè", malattia fungina provocata da un parassita particolarmente vorace che ha già fatto danni a molte coltivazioni di caffè nell'America centrale e meridionale. Lo afferma uno studio dell'Università di Exeter.

I ricercatori hanno testato l'ipotesi che le condizioni meteo fossero l'elemento scatenante di una recente epidemia di "ruggine" in Colombia e che i cambiamenti del clima avessero aumentato la probabilità di condizioni favorevoli alla proliferazione del parassita. Pubblicato sul Royal Society journal Philosophical Transactions B, lo studio arriva a queste conclusioni: "Non abbiamo scoperto nessuna prova di una tendenza generale per il rischio di malattia nelle piantagioni di caffè in Colombia tra il 1990 e il 2015", scrivono gli scienziati, ma "mentre le condizioni meteo sono state più favorevoli alle epidemie tra il 2008 e il 2011, respingiamo l'ipotesi del cambiamento climatico".

Dan Bebber, autore principale della ricerca, spiega che tra il 2008 e il 2011 si è verificata una combinazione perfetta di fattori scatenanti: non solo le condizioni meteo ma anche un calo nell'uso di fertilizzanti a causa dell'aumento dei prezzi verificatosi durante la crisi finanziaria del 2008. "Gli agricoltori non stavano trattando le piante come avrebbero normalmente fatto", spiega Bebber, "e questo probabilmente è stato uno degli elementi che ha portato all'aumento del parassita". "Il clima in quel periodo era favorevole alla malattia ma ci sono stati periodi precedenti con condizioni simili in cui non si è verificata alcuna epidemia", conclude.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA