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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Tutela ambientale e sviluppo economico

Il progetto Impact per passare dalle parole ai risultati (articolo di e7, il settimanale di Quotidiano Energia)

e7, il settimanale di Quotidiano Energia - L’argomentazione che tutela dell’ambiente e opportunità di crescita economica debbano sempre più andare di pari passo, di per sé ineccepibile, trova già numerose applicazioni pratiche, in particolare nei settori nati proprio per promuovere modelli produttivi più sostenibili. Ma cosa succede nei comparti più “tradizionali”, dove logiche di sviluppo pensate e consolidate in epoche precedenti all’emergere della questione ambientale rischiano di non essere conciliabili con i nuovi paradigmi green? La sensazione è che, tranne per lodevoli eccezioni, alle buone intenzioni non sempre seguano risultati concreti.

Nella categoria delle lodevoli eccezioni si iscrive il progetto europeo Impact - Impatto portuale su aree marine protette, con il quale si è agito nel corso degli ultimi anni per armonizzare la tutela delle aree marine protette con gli obiettivi di sviluppo di aree portuali che svolgono una fondamentale funzione produttiva e occupazionale. Inserito nell’ambito programma Interreg Italia-Francia marittimo 2014-2020, Impact si caratterizza per un approccio ad alto tasso di innovazione tecnologica e interdisciplinarietà. Portato avanti in una vasta area del Mediterraneo nord occidentale che comprende le aree marine protette di Secche della Meloria, Cinque Terre, Port-Cros e Porquerolles, il Parco Marino Cap Corso e degli Agriati, e i porti di Livorno, La Spezia, Tolone e Bastia, ad esse adiacenti.
In questo perimetro, dal 2017 sono stati realizzati studi e sperimentazioni per individuare soluzioni transfrontaliere che permettano di ridurre al minimo gli impatti delle attività portuali. Su tutti, il principale obiettivo è prevenire o mitigare sensibilmente, e con tempestività, gli effetti derivabili da eventuali dispersioni di sostanze inquinanti. Per raggiungere tale scopo, il cuore del progetto consiste nello studio delle correnti marine. “Le correnti possono causare la rapida dispersione delle sostanze inquinanti dal luogo di sversamento. Per questo, determinare in modo puntuale il loro andamento può consentire di minimizzare gli impatti ambientali, sia in termini di prevenzione sia in caso di intervento in emergenz” come ricorda Carlo Mantovani del Cnr-Ismar, soggetto coordinatore di Impact.

Partendo da questi presupposti, e capitalizzando investimenti e risultati di altri progetti europei, con Impact si è contribuito a estendere significativamente la rete di monitoraggio tramite radar ad alta frequenza. L’obiettivo è farla diventare la più estesa in Europa nei prossimi due anni. Attualmente disseminati in aree chiave lungo 200 km di costa rispetto ai 500 Km che separano Piombino da Tolone attraverso Toscana, Liguria e Région Sud, i radar raccolgono dati in tempo reale sulle dinamiche delle correnti. A questi si aggiungono quelli rilevati da decine di drifter, boe flottanti monitorate via satellite in balìa delle correnti marine superficiali, a loro volta rilasciate nel corso di svariate campagne oceanografiche di progetto.

Questa preziosa mole di informazioni confluirà entro la fine del progetto in un sistema informativo geografico (Gis) accessibile via web, che, assieme ad apposite linee guida, sarà messo a disposizione degli enti di gestione delle aree marine protette, delle autorità portuali e degli altri soggetti preposti all’attuazione della Marine strategy framework directory. Tutti questi soggetti potranno disporre anche di altri dati. Tra questi, analisi ricavate da rilevazioni storiche e misurazioni ad hoc sulla contaminazione chimica di sedimenti e organismi marini. “Potrebbero servire” spiega Mantovani, “per creare una sorta di regolazione semaforica di alcune attività portuali più a rischio, utile a evitare sovraccarichi sull’ambiente”.
Grazie al progetto si potrà disporre dei risultati di studi biologici e genetici sulla gorgonia rossa (paramuricea clavata), una delle specie più importanti e facilmente identificabili tra le comunità di fondo roccioso del Mediterraneo. “Come gran parte di altre specie marine”, precisa Mantovani, “ si riproduce emettendo piccole uova facilmente trasportabili dalle correnti. Studiare le dinamiche di tali fenomeni può essere perciò doppiamente importante: per valutare i loro tassi di permanenza all’interno di determinate aree marine, di modo da individuare le soglie minime necessarie al mantenimento delle colonie, e capire al contempo quanto le correnti possano aiutarle a stanziarsi in altre aree favorevoli al loro sviluppo, accrescendo fenomeni di connettività fondamentali per lo stato di salute dei mari”.