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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Revisione direttiva efficienza, l'Italia in ordine sparso

Opinioni differenti su tempi e modi del percorso. Le posizioni di Elettricità Futura, Confcommercio, Assogasliquidi, Enel, Snam, Edison, Turboden (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - Tutti d’accordo sul principio “energy efficiency first”, ma sul come e il quando le opinioni divergono sensibilmente. Parliamo delle risposte italiane alla prima fase della consultazione sulla revisione della direttiva sull’efficienza energetica lanciata da Bruxelles il mese scorso, che ha attirato i commenti di 189 soggetti di cui una decina del nostro Paese.


In particolare, Elettricità Futura chiede che l’obiettivo al 2030 per il riscaldamento e raffrescamento da fonti rinnovabili sia aumentato fino ad “almeno il 50%” e che la revisione della direttiva sull’efficienza includa “sotto-obiettivi settoriali”: esiste infatti, secondo l’associazione, “un grande potenziale di risparmio energetico da sfruttare attraverso le sinergie tra gli usi finali dell’energia nei vari settori”. Per EF è inoltre necessario verificare il recepimento e l’effettiva attuazione a livello nazionale delle disposizioni relative alla cogenerazione. In questo senso, sarà necessario facilitare la connessione/installazione di unità di micro, piccola e media cogenerazione ad alta efficienza, che “possono avere un impatto positivo sul bilanciamento della rete, garantendone anche l’utilizzo nelle comunità energetiche”.

Secondo Assogasliquidi è invece “di fondamentale importanza” mantenere l’attuale approccio che demanda agli Stati membri la possibilità di definire gli obiettivi nazionali, in modo da rispettare le caratteristiche dei diversi mercati e dei fattori locali che caratterizzano il consumo di energia primaria. In aggiunta, l’associazione di Federchimica chiede di tenere in debita considerazione, soprattutto in merito alla valutazione dell’efficienza impiantistica, il principio di neutralità tecnologica, che dovrebbe “prescindere da considerazioni basate sui vettori energetici per garantire un livello di competitività paritario, che consenta di  massimizzare i contributi da parte di tutte le fonti energetiche a partire da quelle più pronte e disponibili”.

Sulla necessità di un solido sostegno finanziario pubblico insiste Confcommercio, convinta che in tal modo potranno essere “inviati segnali al mercato in grado di movimentare i capitali privati”. L’associazione avverte poi che “attualmente non esiste una filiera produttiva europea di impianti alimentati a energie rinnovabili, in particolare per il fotovoltaico”. La Commissione Ue dovrà di conseguenza identificare “misure di sostegno economico e in termini di know-how per la creazione di una filiera europea delle rinnovabili e per la realizzazione degli investimenti necessari per la transizione energetica”.

Tra le società intervenute alla consultazione, anche Enel - come EF - propone l’introduzione di sotto-obiettivi settoriali, mettendo l’accento sul “grande potenziale di risparmio energetico da sfruttare attraverso le sinergie tra gli usi finali dell’energia nei diversi settori (ad esempio tra il settore dei trasporti e quello dell’edilizia)”. Il gruppo elettrico chiede altresì l’aggiornamento del Fattore energetico primario (Pef) “a un valore inferiore a 2.0, al fine di riflettere meglio l’attuale mix energetico”, e suggerisce il “rafforzamento del ruolo della digitalizzazione nell’efficienza dei sistemi energetici, incluse le infrastrutture di rete, i prodotti e i servizi”.

Snam identifica per parte sua tre principali sfide. In primis quella della complessità del quadro Ue di misura e fatturazione (“attualmente incapace di incorporare i progressi tecnologici”), che dovrebbe invece basarsi su “database di certificazione dell’efficienza” per permettere una raccolta affidabile di informazioni sui consumi effettivi e sulla fornitura ai clienti. La seconda sfida indicata dal Tso è costituita dalle barriere di mercato (“difficoltà di accesso ai mercati dei capitali e mancanza di informazioni rappresentano ostacoli strutturali al raggiungimento degli obiettivi di efficienza”), la terza dallo sviluppo di piattaforme di mercato in cui gli operatori possano scambiare prodotti di risparmio energetico fornendo segnali di prezzo a breve e lungo termine e favorendo l’accesso alle informazioni. Per Snam, infine, sarebbero vantaggiose le garanzie di origine per i gas rinnovabili e a basse emissioni e i certificati di calore rinnovabile, mentre dovrebbe essere “sempre considerato” il consumo di energia “primaria” (e non “finale”) per consentire un corretto confronto tra le tecnologie gas ed elettriche.

La semplificazione delle procedure amministrative e l’armonizzazione normativa sono al centro della risposta di Edison, che intende così “evitare che difficoltà procedurali e interpretative possano creare difficoltà nella crescita del settore”. In generale, la revisione della direttiva sull’efficienza dovrebbe rafforzare e semplificare la portata degli strumenti di sostegno economico, incoraggiare gli investimenti con un approccio basato sui risultati indipendentemente dalle singole tecnologie, stimolare nuove forme di partenariato pubblico e privato, promuovere l’autoconsumo e le comunità energetiche, favorire l’uso di strumenti digitali per l’efficienza in edilizia e potenziare l’utilizzo della generazione distribuita e del teleriscaldamento. Edison auspica inoltre un piano di sensibilizzazione sui vantaggi dell’efficienza destinato a pubbliche amministrazioni, imprese e singoli cittadini.

Infine, Turboden raccomanda uno sforzo specifico per sostenere il recupero del calore di scarto, in particolare delle industrie energivore. La società propone un quadro comune Ue per l’incentivazione attraverso un sistema feed in tariff dell’energia prodotta dal calore di scarto e l’adeguamento degli attuali sistemi incentivanti, come il meccanismo dei certificati bianchi.