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Geologi presentano documento per tutela territorio

Iniziato oggi congresso nazionale, a Napoli fino al 30 aprile

Redazione ANSA NAPOLI

Un documento in dodici punti che mette per iscritto le proposte dei geologi alle istituzioni. E' la carta presentata nel corso del primo congresso nazionale dei geologi, in programma da oggi e fino al 30 aprile a Napoli. Rischio sismico, fascicolo del fabbricato, una maggiore informazione sia su come comportarsi in caso di eventi catastrofici naturali sia su come prevenire il rischio di frane, alluvioni, smottamenti. "Serve un piano per il rischio idrogeologico - dice Francesco Peduto, presidente nazionale dei Geologi - Il 70% delle frane europee avviene nel nostro Paese. E' una nota complessa che consegnamo alla politica da cui abbiamo avuto attenzione, speriamo ora di poter fare un percorso insieme a loro". In Italia, evidenzia, "manca una legge organica sulla difesa del suolo, su interventi non strutturali. E' quanto meno opportuno provvedere alla prevenzione del rischio". Peduto rilancia la necessità di istituire la figura del geologo territoriale, una "sentinella" sul territorio. "Si tratta di tecnici esperti e specializzati - spiega - e qualcosa qui in Campania è stato fatto perché qualche anno fa, l'Ordine campano dei geologi, insieme con gli ingegneri, ha siglato un'intesa con l'Assessorato regionale alla Protezione civile e oggi abbiamo un centinaio di professionisti specializzati, anche se materialmente non sono ancora entrati in azione". Questo perché "a volte, quando ci sono dei cambi politici in Regione, poi è difficile riprendere il discorso". "Ma - assicura - ci sono già stati dei contatti e speriamo che attivino queste unità quanto prima". Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha ricordato che "Napoli è stata la prima in Italia ad acquisire al patrimonio comunale, con il federalismo demaniale, tutte le cavità della città". "Ora si tratta di metterle a reddito e di avvisare una verifica complessiva", afferma. "Ora devono arrivare risorse significative perché alcuni interventi sono stati fatti, per esempio a ridosso delle zone collinari o per gli impianti fognari con lo strumento di tutela dal punto di vista urbanistico e paesaggistico - conclude - Pensiamo alle bonifiche da Pianura, a Chiaiano, a Bagnoli, ma c'è bisogno in questo settore di ingenti risorse. Per quanto riguarda i comuni ai quali non è arrivato assolutamente nulla di più rispetto a quello che ci spetta".

"Troppe poche volte siamo chiamati prima che un evento dannoso accada, spesso siamo contattati solo dopo per spiegare cosa sia successo" Peduto commentando la sentenza sull'alluvione che nel 2009 colpì Giampilieri che ha portato, tra l'altro, all'assoluzione di alcuni geologi. "Questo, in un Paese come l'Italia non va bene - afferma - tant'è che proprio per questo motivo, da danni proponiamo che, accanto agli interventi strutturali, sia prevista la figura di una sentinella sul territorio quotidianamente". "C'è la necessità di pattugliare costantemente il territorio con delle sentinelle - sottolinea - Una cosa c'è abbiamo già sperimentato a Sarno nel 1998, anche se i geologi furono chiamati per valutare un residuo di rischio". "Con le sentinelle del territorio - conclude - si sarebbe potuta evitare una situazione come quella di Giampilieri".

"Ammontano a circa 1 miliardo e 500 milioni le risorse a disposizione nel piano contro il rischio idrogeologico per il Sud" ha detto Mauro Grassi, direttore della struttura di missione "Italia Sicura", parlando dei fondi del piano contro il rischio idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, intervenuto al primo congresso nazionale dei Geologi a Napoli. "Abbiamo iniziato dalle città metropolitane - ha affermato - ci sono 1miliardo e 300 milioni per le città e poi stiamo iniziando nel Mezzogiorno, in particolare con i Patti per il Sud". "I ritardi sono tantissimi, abbiamo dormito per molti anni - ha aggiunto - E quando dormivamo, si costruivano delle città in posti in cui non dovevano sorgere". "Piano piano - ha concluso - dobbiamo riprendere il blocco del consumo del suolo, il riordino delle città e fare un piano di informazione contro il rischio idrogeologico".

Galletti, geologo può essere professione del futuro
Il lavoro del geologo "può essere la professione del futuro nell'ambito di quella filiera virtuosa della 'green economy' che già rappresenta una realtà occupazionale per tanti giovani ma sarà sempre di più lo sbocco lavorativo di molti ragazzi". Lo afferma il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti in un'intervista rilasciata alla Rivista del Consiglio Nazionale dei Geologi e resa nota oggi in occasione del Primo Congresso Nazionale di tutti i geologi a Napoli. "L'economia del futuro sarà tutta ambientale e verde - afferma Galletti - per cui le opportunità, se saremo coerenti con gli impegni di Parigi e dei consessi europei, andranno moltiplicandosi". Ad avviso del ministro "senza sicurezza del territorio non ci può essere crescita, nè investimenti: per questo dal congresso di Napoli mi aspetto un nuovo contributo di idee e di proposte da parte dei geologi, chiamati ad essere tra i protagonisti del rilancio del sistema Paese". Galletti aggiunge che "serve lavorare su ciò che è mancato drammaticamente per decenni: una vera cultura della prevenzione e della cura verso il territorio. Di quel disinteresse ora ne stiamo pagando gli effetti più gravi, visti gli eventi estremi che si abbattono ininterrottamente sul suolo nazionale mettendone a nudo le fragilità strutturali". Sulla proposta della presenza diretta del geologo nelle scuole, il ministro osserva che "è certamente bella l'idea di un geologo che spieghi ai ragazzi con parole semplici ed esempi concreti, i problemi del nostro territorio e cosa fare per prendersene cura. L'educazione ambientale è la grande sfida culturale di questo governo e del ministero che presiedo: sono nate le linee guida con il contributo del Formez e con la Buona Scuola abbiamo ribadito la centralità e la trasversalità delle materie ambientali tra i banchi di scuola, che sempre più dovranno essere rese strutturali nei programmi scolastici e non lasciate alla sensibilità dei singoli insegnanti. E' giusto e direi anche necessario che all'insegnamento didattico si affianchi la 'pratica' sul campo: gli studenti visitino gli impianti del riciclo e i parchi nazionali, ma li si porti anche su quel territorio complesso dove i geologi lavorano ogni giorno. Dobbiamo spiegare loro che molto, da cittadini di oggi e soprattutto di domani, possono fare per ridurre i rischi".


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