Nel dicembre 2016 l'amministrazione Obama aveva minacciato ritorsioni commerciali accusando l'Ue di non rispettare l'accordo siglato con Washington nel 2009 (già rivisto nel 2013) che metteva fine alla 'guerra sul manzo agli ormoni' della crescita, che durava dal 1989. La quota di esportazioni verso l'Ue, infatti, è 'erga omnes' in linea con le regole del Wto, e in questi anni i produttori americani sono stati regolarmente superati, in particolare, da quelli di Argentina, Uruguay e Australia e, più distaccati, Canada e Nuova Zelanda. Secondo Washington il non aver previsto un trattamento preferenziale per il manzo 'made in Usa' è sempre stata una violazione dell'accordo, mentre per Bruxelles una semplice applicazione delle regole del Wto. Le parti hanno cominciato a cercare una soluzione già nel 2017, con un'accelerazione arrivata all'inizio del 2018, dopo un incontro tra Hogan e il rappresentante Usa per il commercio Robert Lighthizer. Una volta avuto l'ok del Consiglio, la Commissione, compatibilmente con le regole del Wto, cercherà di assicurare agli allevatori a stelle e strisce una parte della quota con l'accordo degli altri partner interessati, con cui ha stretto o sta negoziando accordi di libero scambio.
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