L'apertura della procedura d'infrazione contro l'Italia per l'Ilva di Taranto risale al settembre 2013. Dello scorso aprile è invece l'invio di una lettera di messa in mora complementare in cui si ipotizzava la sospensione dell'attività dello stabilimento. Nella stessa lettera venivano contestate alle autorità italiane ulteriori violazioni di norme ambientali, in particolare di alcuni articoli della direttiva sulle emissioni industriali (Ied) e di quella Seveso.
L'Italia ha risposto ai rilievi di Bruxelles il 26 giugno. Ma l'analisi degli argomenti presentati dalle autorità nazionali non deve aver convinto gli uomini del commissario Ue all'ambiente Janez Potocnik, il quale ha quindi deciso di passare alla fase due della procedura. Ora l'Italia ha qualche settimana di tempo per replicare al parare motivato: se anche questa volta non riuscirà a convince Bruxelles, rischia di essere deferita alla Corte di giustizia dell'Unione.
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