I piani nazionali dovranno "integrare le componenti di energia e clima, essere olistici ed equilibrati" oltre ad essere veri e propri "documenti di programmazione strategica concisi e sincronizzati". In particolare dovranno definire "gli obiettivi su clima ed energia", tenendo in considerazione quelli Ue per il 2030, e includere anche "una prospettiva sino al 2050". Per questo saranno tenuti a contenere "una traiettoria realistica" per il loro raggiungimento identificando "i contributi attuali e programmati" con "previsioni di riferimento e target intermedi".
I piani stessi diventeranno quindi dei "punti iniziali di riferimento" per monitorarne l'avanzamento, e dovranno assicurare la coerenza e il contributo anche delle politiche per "trasporti, agricoltura, ricerca e innovazione, occupazione, ambiente e affari esteri". Allo stesso tempo ne verrà garantita la "flessibilità" consentendo agli stati membri di "scegliere le politiche più efficaci dal punto di vista dei costi" e di "adattarle nel corso del tempo se necessario". In questo modo il nuovo sistema funzionerà anche da "meccanismo di allerta precoce" consentendo di identificare i possibili rischi e lacune per raggiungere gli obiettivi prefissati e quindi adottare misure correttive.
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