La Commissione Ue rimodula la
sua politica commerciale puntando da una parte alla difesa degli
interessi strategici europei, con un meccanismo di screening
degli investimenti, e dall'altra prosegue sulla strada del
multilateralismo presentando mandati 'solo Ue' per gli accordi
di libero scambio con Australia e Nuova Zelanda, ma avviando la
discussione con stati membri e rispettivi parlamenti su quello
per una futura Corte multilaterale per gli investimenti. Sono le
proposte adottate ieri con procedura scritta in occasione del
discorso sullo Stato dell'Unione del presidente Juncker e
presentate oggi dalla Commissione Ue.
"Il nostro approccio è equilibrato e responsabile: se da un
lato apriamo i mercati, dall'altro fissiamo norme e standard
rigorosi per gestire la globalizzazione e garantiamo condizioni
di parità", ha dichiarato il vicepresidente Jyrki Katainen nel
presentare le proposte legislative. "Il regime Ue in materia di
investimenti è e rimarrà uno dei più aperti al mondo", ha
sottolineato, ma "non possiamo chiudere gli occhi di fronte al
fatto che le acquisizioni estere possono in alcuni casi nuocere
ai nostri interessi".
Da qui il meccanismo di screening degli investimenti,
fortemente sostenuto da Italia, Francia e Germania, che "farà la
differenza perché aumenterà la trasparenza", anche se "sono
sempre gli stati membri quelli che decidono sugli investimenti
perché la sicurezza è e resta una competenza nazionale" e in
questo ambito "il potere è sempre nelle loro mani".
Sul fronte degli accordi commerciali, il nuovo approccio
prevede di dividere i mandati tra le materie a competenza
esclusiva dell'Ue che "sono il 95%" dove "l'ultima parola spetta
solo al Consiglio e al Parlamento Ue", ha spiegato la
commissaria al commercio Cecilia Malmstroem, da quelle come la
protezione degli investimenti per cui serve anche il voto di
tutti i parlamenti degli stati membri. "La sentenza della Corte
di giustizia Ue sull'accordo con Singapore è stata molto utile",
ha sottolineato, e in base a questa è stato disegnato il mandato
per i negoziati con Australia e Nuova Zelanda dove è "incluso
come in tutti gli accordi l'accesso agli investimenti" ma non la
protezione degli investimenti "che può arrivare più tardi o
avvenire anche in parallelo, non abbiamo ancora deciso". Su
questo, però, come sulla nuova proposta di Corte multilaterale
per per le dispute sugli investimenti che deve andare a
sostituire i contestati meccanismi bilaterali come quello
previsto dal Ceta, ci dovrà essere un dibattito con stati
membri, parlamenti nazionali ed Europarlamento.
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