(di Simonetta Dezi)
(ANSA) - ROMA, 23 NOV - Sono partiti dalla Casa di
Reclusione dell'isola di Gorgona e dismessi i panni da carcerati
hanno vestito quelli di attori teatrali. Cinque detenuti hanno
affrontato il viaggio che li ha portati dall'isola
dell'arcipelago toscano a Roma, al teatro Palladium, dove sono
andati in scena con un adattamento dell'Ulisse di Omero
all'interno di "Destini incrociati", ottava edizione della
Rassegna Nazionale di Teatro in Carcere che si è conclusa la
settimana scorsa.
"Ulisse o i colori dell'anima", questo il titolo dello
spettacolo, è il risultato di un progetto nato due anni fa nel
carcere di Gorgona grazie anche alla disponibilità del direttore
Carlo Mazzerbo, racconta il regista Gianfranco Pedullà. Sono una
trentina i detenuti coinvolti anche se il permesso per
raggiungere la Capitale lo hanno ottenuto solo in cinque.
Insieme a loro, sul palco, anche attori professionisti. Il
lavoro si è aggiudicato il Premio ANCT 2020, Catarsi Teatri
della Diversità come miglior spettacolo di teatro sociale in
Italia nel 2020 ed è il primo episodio della trilogia "Il teatro
del mare", il secondo affronterà le Metamorfosi di Ovidio,
anticipa il regista, il terzo è ancora da decidere. La tappa
romana non è la prima uscita pubblica, a settembre c'è stata
la prima proprio sull'isola, poi ad ottobre è andato i scena al
Teatro delle Arti di Lastra a Signa (FI), dove Pedullà dirige
la compagnia stabile del Teatro Popolare d'Arte.
"Gorgona è un luogo speciale - racconta - la prima volta
che sono andato sono rimasto impressionato dal contesto
naturalistico, dal mare e ho subito pensato ad Ulisse. E' nato
poi il laboratorio con i detenuti, abbiamo preparato il testo e
insieme al musicista Francesco Giorgi e Chiara Migliorini,
formatrice teatrale e attrice, abbiamo fatto una sintesi, ma il
contenuto è dedicato a loro, ai reclusi, sono le loro biografie.
La prima volta che lo abbiamo messo in scena lo abbiamo fatto
all'aperto davanti al mare, con una barca che si muoveva
sull'acqua". Poi lo spettacolo è stato adattato anche per un
teatro al chiuso con la fantasiosa quanto essenziale scenografia
di Claudio Pini.
"'Ulisse o i colori dell'anima' è un working in progress -
avverte il regista che da 25 anni lavora con il teatro nelle
carceri - abbiamo già fatto dieci repliche e non ho avuto mai
gli stessi attori, nel teatro normale sarebbe una tragedia, qui
diventa una ricchezza. E' un po' come nella commedia dell'arte e
questo mi piace molto". La pieces teatrale, aggiunge Pedullà,
"parla del rapporto fra gli animali e gli uomini, tra l'istinto
e la ragione, tra la libertà e la schiavitù, fra la vita, la sua
bellezza e le sue mostruosità". Mentre il tema del mare ricorre
incessante, come colore, come luogo da attraversare, come
elemento che separa, come entità da dominare, come suono. La
messa in scena gioca con disinvoltura tra la commedia dell'arte
e il teatro classico. Mischia il testo originale, quello nuovo,
le musiche popolari, le danze sfrenate e riattualizza la figura
di Ulisse, sempre navigante in viaggio verso casa, ma anche un
uomo dei giorni nostri. Il protagonista ci ricorda che ognuno di
noi è un po' naufrago di qualche tempesta, ognuno è straniero in
qualche luogo ed è spesso anche straniero a se stesso. E' un
Ulisse dalle molte anime, è al contempo un migrante, un
marinaio, un soldato, un assassino, un uomo solo in cerca della
sua patria ovunque sia, è un clandestino perché viaggia di
nascosto di terra in terra, di popolo in popolo, ma tutti i
popoli, recita il testo, "sono ostili ai clandestini del
destino". Sul palco ripercorriamo le avventure di Polifemo, di
Circe, delle sirene. "Sono sirene - tiene a precisare Pedullà -
che rispettano l'impianto classico: mostruose donne uccello con
una voce suadente, esseri minacciosi che mangiano la vita". Le
avventure di Ulisse approdano in una sorta di circo Barnum, con
fenomeni da baraccone, con gli ultimi della società, impegnati
in una danza concitata, che finisce davanti al mare, luogo di
approdo e di ripartenza, mentre un coro di voci dagli accenti
più disparati fa da sottofondo sonoro, dando voce a tanti
naufraghi: "Siamo partiti dalle nostre città distrutte alla
ricerca di un nuovo mondo. Siamo foresti, giunti qui spinti da
un destino impensabile" e avverte: "La vita è un lungo
ritorno".
Cala il sipario. Tanti applausi emozionati l'altra sera al
Teatro Palladium e mentre gli attori sorridono a testa alta i
detenuti-attori si fanno seri, qualcuno abbassa la testa per
nascondere l'emozione troppo forte. Tra i cinque che arrivano
dal carcere di Gorgona c'è chi sta vivendo la prima uscita dopo
anni di detenzione, chi invece ha scontato la sua pena e da
qualche giorno è libero, chi ha una prospettiva a breve di
tornare un uomo libero, grazie anche al riconoscimento del
lavoro svolto con il laboratorio teatrale. (ANSA).
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