Salvaguardare il grano dai cambiamenti climatici, anticipando le future condizioni che ci saranno nei prossimi decenni direttamente sulle piante di frumento. E' quanto stanno facendo i ricercatori del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), per ''salvare il pane e la pasta italiani''.
Creando la concentrazione di CO2 prevista nei prossimi anni attraverso strumenti di calcolo e infrastrutture sperimentali, i risultati hanno dimostrato un generale incremento di biomassa vegetale e di produttività, conseguenza diretta dell'effetto fertilizzante della CO2 associata a una diminuzione del contenuto proteico. Fattore questo che potrebbe avere ricadute negative sulla qualità del frumento duro, soprattutto in termini di tenuta della cottura. Le risposte delle piante sono state differenti a seconda delle varietà delle piante testate; grazie ad un lavoro di miglioramento genetico potrebbero essere messe a punto nuove varietà in grado di sfruttare al meglio l'aumento della CO2 atmosferica, evitando o limitando l'impatto negativo sulla qualità del prodotto. In questo modo, spiegano dal Crea, è stato possibile anche stimare gli effetti sulla produzione agricola e valutare le tecniche di gestione delle colture più idonee a preparare oggi le piante di domani.
Prevedere l'impatto del clima sulla crescita e sulla produzione del frumento, infatti, consentirà alla genomica e all'agronomia di avere i mezzi più efficaci per riuscire a sfamare 9 miliardi di persone nel 2050 e tutelare, nel contempo, la qualità di quelle preparazioni come la pasta e il pane. Questa ricerca è stata presentata oggi all'iniziativa ''Giovedì della ricerca'', il ciclo di 12 appuntamenti aperti al pubblico organizzati dal Crea a Expo.