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Tribunale Ue al tagliando, ma non c'è accordo con Corte

Proposta potenziamento divide magistratura europea

Redazione ANSA BRUXELLES
(ANSA) - BRUXELLES - Anche per la macchina della giustizia europea è arrivato il momento del 'tagliando', ma gli interventi necessari per restituirle piena efficienza e adattarla alle nuove esigenze rischiano di incagliarsi sugli egoismi nazionali o di costare cari ai contribuenti europei senza risolvere i problemi sul tappeto.

Dopo anni di discussioni infruttuose il tema è in questi giorni di nuovo al centro del confronto tra Paesi membri e tra la Corte e il Tribunale Ue a Lussemburgo, nella sede dell'istituzione che costituisce il braccio giudiziario dell'Unione e decide su questioni cruciali, dalle multe per i rifiuti alla 'legittimità' delle operazioni condotte dalla Bce.

Per mettere i magistrati del Tribunale Ue in condizione migliori per svolgere il loro lavoro e smaltire tempestivamente le circa 1500 cause che risultavano pendenti al primo novembre scorso, la Corte, a cui spetta questo compito istituzionale, ha messo sul tavolo della presidenza di turno italiana dell'Ue una proposta per l'aumento dei magistrati dello stesso Tribunale in varie tappe e l'accorpamento del Tribunale per la funzione pubblica (Tfp). Fino ad arrivare, entro il 2019, a quota 56, il doppio rispetto ad oggi e due per ciascun Paese membro.

Un'operazione dal costo annuo stimato in circa 23 milioni di euro presentata anche per superare le resistenze dei singoli Paesi. Che in osservanza a interessi nazionali consolidati troppo spesso scaricati sulle istituzioni europee, negli ultimi 10 anni hanno regolarmente bocciato tutti i progetti di riforma o potenziamento del Tribunale 'disequilibrati', ovvero che non avrebbero consentito a ciascuno di piazzare un loro uomo a Lussemburgo.

Ma la proposta del raddoppio non è stata accolta favorevolmente dagli stessi giudici del Tribunale. I quali hanno espresso alla Corte la loro preferenza per la creazione di un Tribunale specializzato nella materia dei marchi e il mantenimento del Tfp.

Il rimedio proposto dalla Corte, secondo fonti del Tribunale, sarebbe sproporzionato rispetto al numero delle cause realmente 'arretrate' (a conti fatti solo alcune decine), comporterebbe una spesa eccessiva e meglio utilizzabile e rischierebbe addirittura di peggiorare la situazione alimentando incoerenze nella giurisprudenza Ue.

Una soluzione alternativa meno costosa e più efficace, affermano le stesse fonti, potrebbe anche essere quella di rafforzare la schieramento dei personale cosiddetto 'referendario', cioè la squadra dei super-assistenti che offrono ai giudici un supporto e un contributo essenziale per determinare il numero di cause che si riesce a smaltire ogni anno.

"Oggi i referendari sono tre per ciascun giudice - spiega chi conosce bene il lavoro svolto dal Tribunale Ue - e grazie al loro contributo si riescono a smaltire ogni anno circa 840 cause, che è già un numero superiore ai casi in entrata. Se il loro numero salisse a quattro, le cause che potrebbero essere smaltite ogni anno salirebbero a quota 1110 e l'arretrato potrebbe essere evaso in tempi assai stretti". (ANSA).

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