Su tutto l'arco alpino è in atto un
pesante trend di riduzione delle masse glaciali con importanti
segnali di progressiva accelerazione negli ultimi 30 anni. A
causa del riscaldamento climatico i ghiacciai perdono superficie
e spessore, "rifugiandosi" sempre più in alta quota e
frammentandosi e disgregandosi in corpi glaciali più piccoli. È
quanto emerge in sintesi dal bilancio finale della seconda
edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente
con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI).
La Carovana, sostenuta dagli sponsor Sammontana e FRoSTA, dal
23 agosto al 13 settembre 2021 ha monitorato lo stato di salute
di tredici ghiacciai alpini più il glacionevato del Calderone in
Abruzzo, per sensibilizzare le persone sugli effetti che il
riscaldamento climatico sta avendo sull'ambiente glaciale.
In questa seconda edizione di Carovana dei ghiacciai, la
campagna ha fatto tappa sul ghiacciaio dell'Adamello tra
Lombardia e Trentino, su quelli della Val Martello in Alto
Adige, sui ghiacciai del Canin in Friuli Venezia Giulia, su
quello del Calderone in Abruzzo e a quelli nel Parco nazionale
del Gran Paradiso tra Piemonte e Valle d'Aosta.
Il ghiacciaio alpino dell'Adamello ha perso oltre il 50%
della superficie totale, quelli del Gran Paradiso circa il 65%.
In Alto Adige 168 ghiacciai si sono frammentati in 540 unità
distinte. In Friuli Venezia Giulia il ghiacciaio orientale del
Canin oggi ha uno spessore medio di 11,7 m, circa 150 anni fa
superava i 90 m. E se ci spostiamo sulla vetta più alta degli
Appennini, il Gran Sasso, qui il ghiacciaio del Calderone, dal
2000, si è suddiviso in due glacionevati e risponde alle
oscillazioni climatiche in modo molto più veloce rispetto ai
ghiacciai presenti sulle Alpi.
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