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Cgil ribadisce, fondo regionale per la transizione ecologica

Cgil ribadisce, fondo regionale per la transizione ecologica

Serve 'sinergia tra mondo produttivo, governo e territori'

POTENZA, 14 marzo 2024, 16:49

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

"Quello che serve, come ribadito più volte, è l'istituzione di un fondo regionale per la transizione ecologica, un Recovery Fund necessario per sostenere i salari e i settori produttivi così da salvaguardare l'occupazione e/o ammortizzare le conseguenze della perdita di posti di lavoro in vista dell'esaurirsi dei giacimenti petroliferi in Val d'Agri. Lo stesso dovrebbe avvenire per l'automotive".
    Lo hanno detto, in una nota congiunta, il segretario generale di Potenza della Cgil, Vincenzo Esposito, e la segretaria della Fiom Basilicata, Giorgia Calamita.
    "In questo senso - hanno aggiunto - l'istituzione dell'area di crisi industriale complessa a Melfi non è risolutiva. È solo un espediente per tamponare la situazione in modo passeggero: ai lavoratori servono certezze sul futuro occupazionale e produttivo". Secondo Esposito e Calamita, "la strada della transizione ecologica è segnata e se la Basilicata non attuerà politiche industriali ed energetiche che guardano alle nuove tecnologie e a un nuovo modello energetico rinnovabile e decentrato, le conseguenze sul mondo produttivo e sull'occupazione saranno devastanti. Perciò non sono assolutamente accettabili dichiarazioni di chi sostiene che la transizione non crea nuova occupazione e non lascia benefici sul territorio. Ciò è possibile e auspicabile se la transizione viene governata in una sinergia tra mondo produttivo, governo nazionale e territori. Altrimenti, ed è quello che purtroppo sta accadendo nell'automotive e nelle estrazioni petrolifere in Basilicata, ci troviamo di fronte a esuberi, incentivi all'esodo e stabilimenti che chiudono come in Stellantis e nell'indotto di Melfi. Ma non è conseguenza della transizione. È conseguenza dell'assenza di adeguate politiche industriali e degli interessi dei grandi player, che guardano al profitto scaricando sui lavoratori i costi della transizione".
   

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