Nella lettera aperta agli iscritti
all'Associazione nazionale magistrati sulle sue dimissioni da
consigliere del Csm, Paolo Criscuoli denuncia di aver subito
"indebite interferenze esterne" e " comportamenti scomposti" da
parte di alcuni colleghi consiglieri e alcuni componenti
dell'Anm. "Quando ho comunicato la mia intenzione di riprendere
la mia attività consiliare - scrive Criscuoli - ho dovuto
constatare che alcuni consiglieri togati avevano rappresentato
all'ufficio di Presidenza, che evidentemente ne ha preso atto,
l'intenzione di abbandonare i lavori del plenum ovvero di non
parteciparvi facendo mancare il numero legale qualora l'avessi
fatto. Tale fatto di evidente e non dissimulata conculcazione
delle mie prerogative di componente in carica del Csm è stato
seguito da ulteriori indebite iniziative anche da parte di
alcuni componenti della Anm". L'ormai ex consigliere ricorda che
"è la legge a stabilire i presupposti per la sospensione o per
la decadenza dalla carica di consigliere il quale al di fuori di
tale ipotesi ha il diritto di espletare il suo mandato".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA