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Unici, coraggiosi e non omologati, i giovani amano vestirsi a strati

Unici, coraggiosi e non omologati, i giovani amano vestirsi a strati

La Generazione Z punta sui mix, lontano dai canoni, pescando tra mode e vintage

21 gennaio 2022, 12:45

(di Agnese Ferrara)

ANSACheck

Outfit a strati - RIPRODUZIONE RISERVATA

Outfit a strati - RIPRODUZIONE RISERVATA
Outfit a strati - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non vogliono essere omologati, i ragazzi e le ragazze (dagli undicenni ai ventenni) che possiedono un elevato livello di attenzione ai temi dell’ambiente anche quando si tratta di vestirsi e ora dimostrano di non essere privi di creatività inventandosi un nuovo stile di vita per distinguersi: loro si vestono ‘a strati’, infilandosi vestiti uno sopra l’altro, mixando molti stili e magari comprando i vari ‘pezzi’ usati con aria retrò dagli anni '50 ai '90. Nulla a che vedere con lo stratagemma di vestirsi ‘a cipolla’ dei loro genitori per difendersi dagli sbalzi di temperatura, loro puntano a sovrapporre in nome di un nuovo stile di vita personale, individuale e più creativo e green.
Lo stile a strati trionfa: la minigonna va sui calzoni, il tubino sexy senza maniche e con ampia scollatura si indossa sopra la maglietta e, sopra ancora, il reggiseno (minimalista, niente pizzi). Poi maglie o camicie con sopra corsetti (accessorio indispensabile per il layered outfit), body sopra alle magliette, scollature sovrapposte, canottiere una sopra l’altra, maniche lunghe sotto a quelle corte, tessuti ritagliati ed asimmetrici per far spuntare parti di quelli nascosti. Seguono abiti estivi e ultra femminili indossati a gennaio rigorosamente al contrario (scollatura sulla schiena, zip o laccetti di chiusura sul decolleté) e, sotto, un dolcevita con collant spessi di maglia. Anche i ragazzi sfoggiano gilet di maglia sopra i maglioni e piumini con sopra mantelle o plaid. E per la giacca camicia è boom indossata sopra un'altra camicia.
Il fenomeno è esploso come microtrend facendosi notare nel 2020. Ha fatto il giro dei social ed ora è esploso sulle piattaforme come TikTok e YouTube. Rilanciato i mesi scorsi dalle studentesse e dagli studenti della rinomata New York Fashion School del Fashion Institute of Technology su diverse piattaforme video, è stato notato dagli stilisti a caccia di ispirazione. Segnalava il fenomeno quando era un micro-trend anche la rivista più patinata dedicata agli adolescenti, Vogue Teen, con suggerimenti pratici per non diventare goffi a furia di stratificare e divertirsi con gli abbinamenti.
Si va dal giocare con indumenti di diverse stagioni abbinandoli in base alle scollature da sovrapporre tra le quali scolli a V, girocollo, dolcevita, colli quadrati da indossare l'una sull'altra, al pezzo irrinunciabile dello style layered: il corsetto da principessa, strutturato. Si mette su tutto. La canottiera e il body monospalla sono tra le scollature più facili da sovrapporre e, ricorda Vogue Teen, sarebbe meglio sovrapporre stampe diverse oppure tono su tono, non dello stesso colore. Inoltre camicette ‘capospalla’ (hanno solo maniche e colletto) indossate su abiti leggeri e con le bretelline sottili. Scrive Michelle Li su Vogue Teen: “Se vuoi essere coraggioso scegli tre strati: un abito osé, un cardigan a maglia fine e un top a collo alto. Tanti strati. Scegli tessuti sottili per renderli meno goffi. Goditi il tuo risultato di stratificazione”.
Gli abiti a più livelli sono in sintonia col rispetto per l’ambiente tipico della Gen Z che ama mixare vestiti retrò e vintage. Sono ancora loro che trainano il trend del mercato degli abiti di seconda mano che vede un aumento improvviso del 33% del mercato (o dello scambio) di abiti usati in tutto il mondo. Negli ultimi mesi del 2021 infatti l’amore per la sostenibilità e l’ambiente ha dato una incredibile spinta al successo degli abiti usati, acquistati e rivenduti nei negozi oppure online e perfino donati alle associazioni no profit. In cima a questo genere di ‘consumatori’, attesta il nuovo report globale Euromonitor dedicato allo stile di vita e pubblicato i giorni scorsi, ci sono i 15-29/enni che si prendono una fetta che si avvicina al 40% del mercato di ‘seconda mano’. In testa gli Stati Uniti, poi i paesi del Medio Oriente ed Africa, Europa e paesi asiatici.

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