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Parodontite, per i casi difficili c'è anche il rischio di apnea notturna

Parodontite, per i casi difficili c'è anche il rischio di apnea notturna

Trattare disturbo respiro potrebbe migliorare controllo gengive

ROMA, 24 aprile 2024, 14:24

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

La parodontite, specie nei casi complessi, potrebbe associarsi a disturbi notturni della respirazione, come ad esempio l'apnea notturna. È quanto suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista General Dentistry e diretto da Andrew Dentino della Marquette University School of Dentistry, University a Buffalo.

Non tutti gli individui che soffrono di malattia parodontale giungono alla risoluzione completa dei sintomi dopo i trattamenti odontoiatrici e parodontali. Una parte dei casi, specie quando non si controllano adeguatamente i fattori di rischio (ad esempio il fumo, la cattiva igiene orale, l'alimentazione), si trova di fronte a una malattia più difficile da gestire. In queste situazioni sono frequenti le ricadute nonostante le terapie. Questi casi possono essere associati ad uno stato infiammatorio e infettivo diffuso che coinvolge non solo il cavo orale, ma anche altri distretti corporei.

Nello studio gli esperti hanno lavorato su un campione di 71 pazienti di 19-75 anni, di cui 44 donne, inseriti in un protocollo di terapia di mantenimento (con sedute di igiene orale periodiche) per la parodontite. I partecipanti hanno utilizzato a casa uno strumento per il monitoraggio del sonno e compilato dei questionari sulla qualità del sonno. Per 33 di loro è stata fatta diagnosi di una sospetta apnea notturna. Per 21 di questi 33 pazienti è stata identificata una parodontite difficile da gestire e tenere sotto controllo.

I risultati di questo studio suggeriscono che la malattia parodontale non controllata potrebbe essere un indicatore del rischio di soffrire di disturbi notturni del respiro e quindi potrebbe configurarsi come uno strumento affidabile per i dentisti per identificare l'apnea notturna o disturbi simili nei pazienti con malattia parodontale non risolta. Una volta identificati, questi pazienti andrebbero indirizzati a un trattamento per affrontare il disturbo del sonno, che a sua volta potrebbe avere un impatto positivo sulla gestione della malattia parodontale, in un meccanismo di rinforzo positivo bidirezionale.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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