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Kentridge racconta viaggi senza ritorno

Kentridge racconta viaggi senza ritorno

Al Palazzo Branciforte di Palermo "You Whom I Could Not Save"

PALERMO, 07 ottobre 2023, 20:12

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"You Whom I Could Not Save", Tu che non ho potuto salvare, da oggi fino al 12 gennaio, la Fondazione Sicilia dedica, nella sede di Palazzo Branciforte, una mostra a William Kentridge, artista di Johannesburg universalmente acclamato per la sua ricerca, che unisce disegno, film, musica, teatro e parole per creare brani di vissuto, interrogativi sul futuro, azioni di denuncia contro apartheid, ingiustizie e violenze. A Palermo, il fulcro della rassegna curata da Giulia Ingarao e Alessandra Buccheri è un'opera sonora, che dà appunto il titolo alla stessa. L'idea è nata anni fa in occasione della messa in scena de "Il ritorno di Ulisse in patria" di Monteverdi al Teatro Massimo.
    "L'architettura e gli echi dello spazio - ha spiegato l'artista - si adattano al tema della barca, perché molta della biancheria data in pegno al Monte nel corso dell'Ottocento era stata deposta lì proprio per consentire alle persone di viaggiare dalla Sicilia agli Stati Uniti". Il percorso espositivo pensato per Palermo è dunque un viaggio per luoghi senza ritorno, che si svolge nei diversi spazi della Fondazione: dalla Cavallerizza dove sono esposti i bellissimi arazzi realizzati in materiali diversi su antiche carte geografiche, alla stanza del Grand tour dove la strada fra le storie degli uomini e le memorie dell'arte di Kentridge si confronta con i libri dei viaggiatori del XVIII e XIX secolo, agli spazi labirintici del Monte dei pegni che riecheggiano di voci dimenticate per concludersi con le opere video "You Whom I Could Not Save" e "Sibyl", quest'ultima del 2020. A Palazzo Branciforte sono presenti tutte le componenti della ricerca di Kentridge, quel suo inseguire l'opera d'arte totale in cui tracce surrealiste e collage di forme geometriche divengono icona di un universo dove, come recita la frase di Majakovskij nel testo del video, "la sfortuna scorre come da un acquedotto".
    Su tutto domina il bellissimo segno caratteristico del suo linguaggio, scuro, cancellato, ridisegnato su antiche carte, denso di ombre senza luce e di profondità immersive che abbracciano lo spettatore ponendogli mille domande dalle risposte fluttuanti fra le onde del ricordo. "You Whom I Could Not Save" è il coro di apertura di un'opera teatrale a cui Kentridge sta lavorando, intitolata "The Great Yes, the Great No" (Il grande sì, il grande no), che racconta di un viaggio di rifugiati in fuga dalla Francia di Vichy, da Marsiglia alla Martinica nel 1941. Su quella nave c'erano alcuni esponenti del Surrealismo come André Breton, Wifredo Lam, Victor Serge, Anna Seghers e Claude Levi-Strauss. Loro riuscirono a salvarsi. Per Kentridge questa mostra è invece un viaggio attraverso il fiume Stige, dal quale non c'è ritorno, perché tante persone non si sono potute salvare, oggi come allora, nel Ruanda, nell'Europa dell'Est o cercando di attraversare il Mediterraneo.
    "Ancora una volta - ha detto il presidente della Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore nel corso della presentazione alla stampa - il Monte dei Pegni di Santa Rosalia e la Cavallerizza diventano teatro e ispirazione per gli artisti. Così è accaduto anche per William Kentridge, tra gli sguardi più acuti della contemporaneità, che ha cucito su misura questo suo lavoro per Palermo, in particolare per questi luoghi di Palazzo Branciforte così suggestivi e carichi di significato". Il progetto della mostra è ideato da Antonio Leone, direttore artistico di ruber.contemporanea.
   

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