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Scomparsa nell'Aretino: familiari fanno causa alla diocesi

Scomparsa nell'Aretino: familiari fanno causa alla diocesi

Danni per un milione, in solido con padre Gratien e Ordine

BOLOGNA, 05 luglio 2022, 19:29

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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I familiari di Guerrina Piscaglia, scomparsa nel 2014, chiedono risarcimenti per quasi un milione di euro a padre Gratien Alabi, alla diocesi di Arezzo-Cortona-San Sepolcro e ai Canonici regolari premostratensi, l'ordine del religioso congolese condannato in via definitiva a 25 anni di reclusione per l'omicidio e l'occultamento del cadavere della donna. Le sorelle e le nipoti di Guerrina, assistite dagli avvocati Chiara Rinaldi e Maria Federica Celatti hanno depositato un atto di citazione al tribunale civile di Arezzo, dove il 24 novembre è fissata un'udienza della causa.
    La donna sparì da Cà Raffaello (Arezzo), località di Badia Tedalda tra Toscana e Emilia-Romagna. il primo maggio 2014.
    Secondo la citazione la responsabilità va accertata in solido tra padre Graziano, attualmente detenuto a Rebibbia, la diocesi e l'ordine di appartenenza. "L'abito talare - scrivono gli avvocati - fu una vera e propria conditio sine qua non della relazione sessuale prima e dell'evento morte poi" poiché "pose padre Graziano nella condizione di poter più agevolmente compiere il fatto dannoso". Inoltre il vescovo, che aveva la facoltà di rimuovere il frate assegnato alla parrocchia, essendo peraltro stato informato della relazione da una lettera di una parrocchiana, avrebbe dovuto attivarsi in tal senso, "conscio della pericolosità della relazione" tra Alabi e Guerrina.
 

D'altro canto, si sottolinea, è evidente che Padre Graziano uccise Guerrina "a seguito della degenerazione del rapporto che aveva con lei, rapporto insorto tra i due in ragione della funzione pastorale affidatagli". Emerge infatti dagli atti che Graziano frequentava la famiglia "per assisterla moralmente e economicamente, così come si addice a un pastore di anime, salvo poi approfittare della vulnerabilità della vittima". La Corte di Firenze, inoltre, individua nel timore di perdere il proprio incarico, a causa di uno scandalo, il movente dell'assassinio. "Fu proprio celandosi dietro il carisma dell'uomo di chiesa e abusando delle sue incombenze che Graziano manipolò Guerrina sino a perdere il controllo" e "fu proprio in ragione delle stesse funzioni che Graziano trovò più conveniente strangolare Guerrina piuttosto che andare incontro alle conseguenze disciplinari della sua condotta". La richiesta di risarcimento danni, tra interessi e spese, si avvicina al milione.
   

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