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Pugilato: da Gaza a Ferrara,Obaid sul ring sogna titolo italiano

Pugilato: da Gaza a Ferrara,Obaid sul ring sogna titolo italiano

Venerdì match con rivale bosniaco: 'Io prego per la pace'

ROMA, 12 febbraio 2024, 17:03

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' originario di Jenin, in Cisgiordania, ha vissuto nella Striscia di Gaza, e sul ring combatte anche per attirare l'attenzione sul dramma umanitario che sta vivendo il suo popolo. Nel frattempo, dato che, "da tanti anni", vive a Ferrara spera di combattere un giorno per il titolo italiano. Ahmed Obaid, 28enne peso mosca, di mestiere fa il pugile, è soprannominato 'Gentleman' perché privilegia la tecnica piuttosto che la potenza e venerdì salirà sul ring del Palapalestre di via Porta Catene, a Ferrara. In un match del sottoclou del Tricolore dei massimi fra Cardillo (un militare dei Granatieri di Sardegna che pratica la boxe) e Venturelli, affronterà un rivale insidioso come il bosniaco Muhamed Biberovic.
    A questo impegno Obaid si è preparato con l'impegno e lo scrupolo di sempre, grazie anche ai consigli del maestro-organizzatore Massimiliano Duran, il quale dice di sperare che questo "sia l'ultimo incontro per Ahmed prima di essere nominato sfidante al titolo italiano". Ma il pensiero del suo pupillo è inevitabilmente rivolto anche ad altro. "Mio padre, che da agosto si trova in Cisgiordania - le parole di Ahmed riferite da chi gli è vicino -, ha 65 anni, ha vissuto la Palestina di prima e dopo i vari conflitti e si ricorda di quando la Striscia di Gaza era come la Riviera Romagnola, un posto di mare, con le spiagge e i ristoranti di pesce. Poi è arrivata la guerra, con la quale io sono cresciuto". E' stato questo il motivo che ha spinto la sua famiglia a cercare fortuna in Italia, "e ancora adesso a molti fa uno strano effetto leggere sul mio codice fiscale che vengo dalla Striscia di Gaza".
    Sogna una pace autentica, e prega per questo ogni volta che va nella moschea di via Traversagno; intanto scaglia colpi contro il sacco in palestra e cerca di concentrarsi sulla 'nobile arte', anche quando gli torna in mente che "Gaza non c'è più, c'è solo devastazione, e chi ci abita vive alla giornata, non sapendo se vivrà, se morirà e se avrà da mangiare". "Lì vivono due milioni di persone in uno spazio come Ferrara - il suo pensiero -, è un carcere a cielo aperto dove non esiste futuro.
    Non auguro a nessuno di vivere nella Striscia di Gaza".
   

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