Torturato per 16 ore da quattro
uomini con un cavo elettrico stretto attorno al collo e ai
polsi. Picchiato con un bastone e minacciato con una pistola.
Tutto questo per avere delle informazioni e poter rintracciare
un'altra persona, un suo amico, che aveva contratto un debito
con i quattro aguzzini.
E' la storia ricostruita dai carabinieri del nucleo
investigativo di Bologna, coordinati dal pm Michele Martorelli,
che due giorni fa su ordine del Gip Salvatore Romito hanno
arrestato i responsabili, tre cittadini albanesi, due 26enni e
un 38enne, e un italiano di 28 anni, tutti con precedenti, con
le accuse di sequestro di persona, detenzione e porto illegale
di arma da sparo, lesione personale aggravata, rapina e tortura.
La vicenda risale al 18 agosto del 2023, quando la vittima,
un albanese di 33 anni, sotto la minaccia di una pistola è stato
prelevato dai quattro - con l'aiuto anche di una persona che
conosceva il 33enne - dalla sua abitazione di Borgo Panigale,
alle porte della città. I rapitori hanno hanno portato via anche
la sua auto e per prima cosa lo hanno condotto in un garage a
Vignola (Modena) e subito dopo in un rudere nelle campagne di
Savigno, in Valsamoggia. Per circa 16 ore il 33enne è stato
torturato con un cavo elettrico e picchiato con calci, pugni e
bastonate: terminate le violenze, la vittima è stata abbandonata
in strada, nel modenese.
Qui l'uomo è stato ritrovato da un amico (non è ancora chiaro
come sia stato rintracciato) e portato in ospedale, dove gli
sono state riscontrate diverse fratture e lesioni (30 giorni di
prognosi). Sono stati i sanitari ad avvisare i carabinieri e a
far scattare le indagini. Grazie al racconto della vittima e ad
una serie di attività investigative i carabinieri hanno
rintracciato i quattro. Rimangono alcuni aspetti da chiarire, a
partire dalla natura del debito e dai rapporti tra tutti i
protagonisti della vicenda.
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