"Le critiche a Sanremo mi sembrano
un genere letterario che si ripropone. Come ogni grande fenomeno
di costume, il Festival trascina con sé appetiti e voglia di
visibilità ma immaginarlo in una città diversa da Sanremo
sarebbe come pensare di spostare Wimbledon da Londra, oppure
l'Angelus del Papa da piazza San Pietro". Così, in un'intervista
al Secolo XIX, Giovanni Toti risponde alle diverse critiche
sollevate dalla Fimi sulla città, l'organizzazione e anche sulla
location dell'Ariston.
"Da anni ormai il Festival è cresciuto per ascolti, qualità e
come fenomeno di costume - ha detto Toti -. E la città sotto la
giunta del sindaco Biancheri è diventata un grande palcoscenico
a cielo aperto: basti pensare alle migliaia di persone in piazza
Colombo, oppure alla nave Costa o alle radio presenti nelle
piazze. Dire che Sanremo è inadeguata non è solo ingiusto. È
fuori dalla realtà. Comprendo le esigenze di chi pensa a una
struttura moderna. È opportuno ragionarci, dibatterne. E sarà un
argomento di riflessione anche per il futuro sindaco. Io
personalmente - ha aggiunto Toti - tifo per l'Ariston, perché mi
sono chiesto se in un Palazzetto moderno ci sarebbe lo stesso
fascino e la stessa aria che si respira in quel teatro. Il
Festival non è più lo stesso ma neanche Sanremo: gli alberghi
sono aumentati, compresi quelli di qualità, e sono in corso di
realizzazione altre strutture. Ci sono nuovi parcheggi, e il
livello di ristorazione è tra più alti della Liguria e d'Italia.
Il Festival e Sanremo sono cresciuti negli anni e penso abbiano
ancora tante pagine della storia della musica italiana da
scrivere insieme".
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