Le concentrazioni di ossidi di
zolfo, benzene e idrogeno solforato registrati dalle centraline
Arpam tra fine dicembre e inizio febbraio, oggetto di oltre 400
segnalazioni da parte dei cittadini nella Bassa Vallesina,
possono essere ricondotte all'attività industriale della
Raffineria Api di Falconara.
E' quanto emerge dalla relazione dell'Arpam, recapitata ieri
ai sindaci di Falconara, Camerata Picena, Chiaravalle,
Montemarciano, Monte San Vito, che chiedono "la revisione
dell'Aia, sistemi di copertura dei serbatoi, messa in sicurezza
delle operazioni di smistamento al pontile".
La conclusione dell'agenzia regionale per la protezione
ambientale tiene conto "sia del tipo di sostanze analizzate, sia
delle condizioni climatiche e della direzione del vento nei
giorni in cui si sono concentrate le segnalazioni" informa una
nota. La relazione era stata sollecitata il 15 febbraio dai
sindaci, che ora chiedono interventi immediati affinché il
fenomeno non si ripeta in futuro.
Chiesto anche un sistema completo di monitoraggio dell'aria
che interessi tutti i Comuni coinvolti, compreso il
posizionamento dei cosiddetti 'nasi elettronici'.
Secondo l'Arpam, nel periodo compreso tra il primo dicembre
2023 e il 15 febbraio 2024, ci sono stati giorni in cui sono
arrivate ai vari enti di controllo (tra cui la stessa Arpam e i
Comuni) decine di segnalazioni: il record nella giornata del 17
gennaio (60 segnalazioni), seguita dal 4 gennaio (42
segnalazioni) e dal 5 gennaio (40 segnalazioni). Le esalazioni,
in prevalenza indicate come 'idrocarburi', sono state avvertite
a Falconara, Camerata Picena, Chiaravalle, Montemarciano, Monte
San Vito, ma anche nella zona nord di Ancona, ad Agugliano e
Monsano. Stando all'Ast non ci sono evidenze che siano state
nocive per la salute. Ma per l'estensione del fenomeno, i
sindaci sollecitano misure immediate e hanno chiesto di
intervenire anche al ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto.
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