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Il senatore Antonio Bisaglia nel 40esimo anniversario dalla morte

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Il senatore Antonio Bisaglia nel 40esimo anniversario dalla morte

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Cestari (Lega-LV): “La sua coerenza e la sua franchezza siano da stimolo per le nuove battaglie a favore del Polesine e del Veneto”

09 aprile 2024, 14:46

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(Arv) Venezia 9 apr. 2024 - Si è svolta questa mattina a Venezia, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, la cerimonia di commemorazione del senatore Antonio Bisaglia in occasione del 40esimo anniversario dalla morte.
“Sono molti i tratti, anche personali, che mi legano alla figura di Antonio Bisaglia - ha sottolineato la consigliera regionale Laura Cestari (Lega-LV), promotrice dell’incontro, salutando in particolare la consigliera polesana Simona Bisaglia e l’assessore Cristiano Corazzari, loro conterraneo, e gli altri consiglieri che hanno partecipato all’incontro - e l’anniversario dalla sua scomparsa non vuole essere solo una commemorazione o la celebrazione di un politico, ma soprattutto una sorta di festa con gli amici del senatore. La figura di Bisaglia è distintiva del Polesine, ha caratterizzato un’epoca e segna ancora quella di oggi: sono attuali le sue battaglie per l’autonomia e per la terra da cui proveniva, una provincia considerata marginale, non in grado di incidere dal punto di vista politico a livello nazionale. Bisaglia va in controtendenza e a lui va il merito di aver portato il Polesine alla ribalta nazionale, grazie alle sue indubbie doti politiche e organizzative. Il Polesine, e l’intero Veneto, ricordano la coerenza e la brutale franchezza di Bisaglia, tratti che caratterizzano noi polesani, abituati a parlare poco, ma a lottare per portare avanti le nostre battaglie, come quelle legate alle trivellazioni, alla ZLS, alle lotte degli agricoltori e dei pescatori, falcidiati dall’emergenza granchio blu”.
“Un ringraziamento particolare all’onorevole Antonio Zanforlin, coetaneo e conterraneo di Antonio Bisaglia - ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti nell’introdurre l’evento - a cui dedicò anche un prezioso testo in memoria dell’amico scomparso in circostanze a dir poco oscure. «La mia non è una semplice testimonianza affettiva - scrisse l’onorevole Zanforlin - ma un vademecum per gli smemorati che hanno dimenticato l'importanza e il ruolo che Toni ha ricoperto nella politica a livello locale, regionale e nazionale”. Bisaglia vedeva lontano: era un esponente della giovane DC, tra le nuove leve dopo i fondatori della Dc, che era la naturale evoluzione del Partito Popolare. Bisaglia si ritrovò a ricoprire il ruolo di ministro per circa 8 anni, dal 1972 al 1980, cioè si ritrovò ai vertici istituzionali proprio sotto l’attacco del terrorismo eversivo, in anni in cui fare politica significava mettere a rischio la propria vita come accadde ad Aldo Moro, rapito e assassinato dalle Br: non tutti oggi ricordano che proprio Aldo Moro, presidente della Dc, si rifiutò pochi giorni prima del suo rapimento di sostituire i ministri Antonio Bisaglia e Carlo Donat-Cattin, i più rigidi nell’opporsi al coinvolgimento del Pci nella maggioranza, per sostituirli con altri esponenti politici più graditi a Berlinguer. In quell’occasione Moro disse che la Dc sarebbe finita se avesse accettato di farsi selezionare la classe dirigente dagli altri. La figura di Antonio Bisaglia va proiettata in quello scenario complesso e mai del tutto chiarito, in giorni in cui la democrazia italiana era sotto un durissimo attacco. In quegli anni così drammatici, l’idea di una Dc veneta organizzata sul modello bavarese della Csu fu un’intuizione formidabile di Bisaglia che, divergendo dalla valutazione di Mariano Rumor fortemente radicato nel centralismo romano, aveva ben compreso le difficoltà della riforma dello stato ma anche l’animo veneto caratterizzato da un forte sentimento autonomista-regionalista in continuità con la storia della Repubblica veneziana, pur inserito nel contesto dell’unità nazionale. Anche in questo egli fu interprete del bisogno profondo di riforma e modernizzazione del Paese. Della sua morte non si diede pace il fratello, don Mario Bisaglia, anche lui trovato cadavere nel Lago di Cadore: una democrazia forte ha il coraggio di affrontare le verità più scomode e tra queste credo si possa inserire perfettamente le vicende dei due fratelli Bisaglia. Un paio di settimane or sono abbiamo celebrato qui a palazzo Ferro Fini, nella casa di tutti i Veneti, la splendida figura di Giacomo Matteotti altro grande figlio del Polesine, assassinato dai fascisti il 10 giugno del 1924. Anche Bisaglia fu un interprete dei bisogni profondi e della volontà di riscatto del suo Polesine. Dimenticare Bisaglia, significa dimenticare quella dimensione della politica che guarda ai bisogni dei più poveri, dei più umili, di chi ha veramente bisogno e con questo sguardo cerca di porre le basi verso il futuro”.
“A 40 anni dalla dipartita - ha aggiunto l’assessore Corazzari - il suo ricordo è vivo nella nostra regione e in particolare nel nostro Polesine, una persona caratterizzata da tratti di umanità straordinari e legami che superano il tempo. Ha saputo riscattare una terra che subiva, dopo l’alluvione del ’51, una situazione economica e sociale pesante. Da rappresentante polesano nelle istituzioni, è fondamentale continuare fare sindacato a favore di un territorio che rappresenta opportunità per tutto il Veneto, offrendo con opportunità di lavoro e di sviluppo economico e infrastrutturale. Il mancato accoglimento delle sue tesi politiche autonomistiche rispetto all’organizzazione della Democrazia Cristiana fu uno dei motivi per cui nacque nel Veneto un movimento fortemente autonomista come la Lega, e che oggi riproponiamo e riaffermiamo a livello nazionale, alla vigilia di una riforma importante come quella dell’autonomia, lungo il solco tracciato dal senatore Bisaglia”.
“È di fondamentale importanza promuovere iniziative per assicurare un degno ricordo del Senatore Antonio Bisaglia - ha sottolineato l’on. Zanforlin - in modo che non si dimentichi la sua Vita coraggiosa, ispirata alla testimonianza operosa nella politica sociale ed economica della nostra terra. La morte di Toni, avvenuta nel primo pomeriggio di domenica 24 giugno 1984, nelle acque tra S. Margherita Ligure e Lavagna, praticamente davanti a Portofino, colse tutti di sorpresa e provocò in me un forte senso di vuoto, come se una parte di me si fosse strappata per poi dissolversi. L’amicizia che ci legava, che risaliva ad una quotidiana frequentazione giovanile, fu per me un carburante insostituibile, assieme alla grande ammirazione che nutrivo per lui, l’amico di sempre. Oggi avrebbe 94 anni; in questo ricordo ancora vivo di Toni unisco quello di altri amici scomparsi: Amedeo Zampieri, Carlo Pellegrini, Antonio Zordan ed il fratello di Toni, l’indimenticabile don Mario Bisaglia. Sono state persone a me molto care, legate in vita dallo stesso impegno politico, che hanno portato avanti con intelligenza e fede”. Nel corso dell’intervento, l’on. Zanforlin ha ricordato il percorso formativo, personale e politico, di Bisaglia, la militanza nella Democrazia Cristiana a partire dal 1945, le figure degli assistenti ecclesiastici, don Fausto Andretto e don Mario Bisaglia, l’impegno giovanile nel periodo dello sviluppo del Polesine, le altre figure decisive della politica polesana. Antonio Bisaglia ha bruciato le tappe di una carriera positiva e straordinaria, sino a raggiungere, in meno di due decenni e partendo dal Polesine, importanti livelli istituzionali, in una incredibile altalena di momenti esaltanti e situazioni a volte complicate: deputato, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo Rumor, più volte ministro, sino a quando divenne Capogruppo dei Senatori DC al momento del tragico incidente. A Roma non mancava di rimarcare la specificità del suo Polesine e dei suoi secolari problemi irrisolti; ci andava non per elemosinare attenzione ed aiuti, ma con motivate richieste supportate da programmi e proposte concrete alle quali diventava impossibile negare il consenso. Come Parlamentare e come Ministro ha scritto pagine importanti ed indimenticabili sul nostro territorio e non solo, ma anche sul Veneto e sull’interro Nord Est che guarda alla Mittel Europa. Toni ed io abbiamo avuto il piacere di conoscere l’on. Mariano Rumor a Loreo nel 1953, quando come Sottosegretario all’Agricoltura venne a consegnare a 72 nuovi coltivatori i certificati di proprietà di terreni incolti espropriati ai grandi latifondisti, in applicazione della legge stralcio agraria del 1950. Bisaglia e Rumor ebbero anche visioni divergenti sul ruolo della DC nella scena politica. Rumor infatti era fermo, come linea politica, su quella “centralizzata” di Roma; Toni invece pensava ad un Partito strutturato regionalmente, strettamente incardinato nel tessuto sociale veneto, come per tutte le altre regioni, così da far giungere direttamente al centro le idee e le proposte della periferia, del Paese reale. Quando il 24 giugno 1984 morì nel mare di Santa Margherita Ligure, a 55 anni, in circostanze drammatiche, sono state scritte e dette “troppe verità”, così come troppo in fretta si chiuse questa mai chiarita vicenda e si procedette ad una assai frettolosa tumulazione, evitando persino di fare l’autopsia che in un frangente come questo sarebbe dovuta per legge. Gianni Agnelli, appena venne a conoscenza della morte di Toni, ad alta voce proruppe in questa esclamazione: “Chi l’ha ucciso?”. Gli uomini giusti, ammonisce il Cardinale Poletti, ci lasciano una importante eredità, fatta di vita vissuta e di testimonianza di grandi ideali. E Antonio era un uomo giusto, forte e pieno di tenerezza. Auspico e sollecito che in questo quarantesimo anniversario della morte di Toni, le Poste Italiane abbiano ad emettere un ‘Francobollo Commemorativo’ di Antonio Bisaglia”.

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