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'Les pêcheurs de perles' di Bizet al Massimo di Palermo

'Les pêcheurs de perles' di Bizet al Massimo di Palermo

Con la direzione di Gabriele Ferro

PALERMO, 09 aprile 2024, 14:34

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Titolo di raro ascolto "Les pêcheurs de perles", opera lirica in tre atti di Georges Bizet, riemerge da un lungo silenzio e torna in scena il 14 aprile alle 20 al Teatro Massimo di Palermo nell'edizione in lingua originale francese. Scritta nel 1863, su libretto di Michel Carré e Eugène Cormon, a Palermo viene presentata nel fiabesco allestimento dell'Opéra National du Capitole di Toulouse, con la regia e la coreografia di Thomas Lebrun, riprese e adattate da Angelo Smimmo, e la direzione musicale del direttore onorario del Teatro Massimo, Gabriele Ferro.
    Le scenografie, firmate da Antoine Fontaine, i costumi di David Belugou e le luci di Patrick Méeüs immergono lo spettatore in un Oriente fascinoso e avvolgente, con notti stellate, palme e divinità indiane. I quattro protagonisti dell'opera sono il tenore Dmitri Korchak, interprete ideale del pescatore di perle Nadir, ruolo che richiede una dolcezza di timbro e un controllo dei fiati eccezionali, e in replica da Matteo Falcier, mentre la sacerdotessa Leïla è interpretata dal soprano palermitano Federica Guida; il capo villaggio, Zurga, è il baritono Alessandro Luongo. E a completare il cast è il basso Ugo Guagliardo nel ruolo del sacerdote brahmino Nourabad. Orchestra, coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo. Sul podio dell'Orchestra torna a dirigere il Maestro Gabriele Ferro, a istruire il Coro è il Maestro Salvatore Punturo. Direttore del Corpo di ballo Jean-Sébastien Colau.
    La vicenda di Les pêcheurs de perles si svolge sull'isola indiana di Ceylon e ruota intorno al triangolo amoroso formato dal pescatore di perle Nadir, dal capo del villaggio Zurga, legati da una profonda amicizia, e dalla sacerdotessa Leïla, vergine giunta sull'isola per consacrarsi a Brahma e proteggere con le sue preghiere i pescatori dagli spiriti maligni.
    Accolta freddamente dalla critica al suo esordio a Parigi nel 1863, con la sola eccezione di Hector Berlioz, l'opera cadde nell'oblio e sparì dalla programmazione dei teatri. Oggi, con i suoi duetti e il suo lirismo appassionato è considerata il primo capolavoro operistico di Bizet. La messa in scena e la scenografia sono firmate dal regista, Thomas Lebrun, ed è stata ripresa e adattata a Palermo da Angelo Smimmo.
   

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