"Ci sarà ancora l'opera fra qualche
anno?": per gli amanti della lirica, l'interrogativo è
angosciante, ma Jean-Philippe Thiellay, uno dei più importanti
esperti e appassionato di opera in Francia, ha il coraggio di
porselo. E in un libro dal titolo "L'opera, s'il vous plait",
che egli stesso definisce in copertina "Plaidoyer per l'arte
lirica", fa il punto della situazione, fra racconto
autobiografico di un innamorato del bel canto e bilancio
oggettivo di una situazione difficile.
Thiellay, direttore generale dell'Opera di Parigi dal 2014
al 2020, attualmente presidente del Centro nazionale della
musica, autore di saggi su Rossini, Bellini e recentemente
Meyerbeer, parte dalla constatazione che "nonostante a più
riprese negli ultimi 400 anni sia stata annunciata la morte
dell'arte lirica, adesso ci sono davvero tutte le spie accese",
fra "costi in aumento e finanze pubbliche in crisi", regie di
spettacoli spesso troppo tradizionali o forzatamente
d'avanguardia, allontanamento della generazione dei giovanissimi
e, in ultimo, la stangata della pandemia. Da incrollabile
sostenitore della centralità della lirica nell'arte musicale e
nell'espressione umana in generale, Thiellay fornisce però ai
lettori le sue ricette per far tornare l'opera "al centro della
cultura popolare" ma - sottolinea - "queste piste devono essere
esplorate immediatamente".
Oltre all'analisi della situazione e allo sviluppo di tutte
le ipotesi di soluzione, Thiellay accompagna il lettore con i
momenti "lirici" che più lo hanno emozionato e formato nella
vita, a cominciare da quando, nel 1978 - bambino di neppure 8
anni - entrò per la prima volta al teatro dell'opera della sua
città, Marsiglia, per godere, seduto in platea accanto al padre,
una rappresentazione della "Carmen" che rimase "scolpita per
sempre" nella sua mente. Per finire alla sua attività attuale,
quando - "dopo aver assistito a circa 1.500 rappresentazioni in
tutto il mondo" - Jean-Pierre Thiellay confessa che "quelle
emozioni, create dalla voce e dal testo", hanno su di lui ancora
l'effetto di "non riuscire ad addormentarsi per lungo tempo dopo
la fine di uno spettacolo, tanto è forte l'adrenalina".
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