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Salone del Libro: il Dante 'marchigiano' arriva a Torino

Salone del Libro: il Dante 'marchigiano' arriva a Torino

Società Alighieri e Regione Marche per Dante di Shakespeare III

ANCONA, 15 aprile 2024, 16:58

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Arriva la Salone del Libro di Torino il Dante 'marchigiano' di Monaldi & Sorti, presentato dalla Società Dante Alighieri e dalla Regione Marche.
    L'appuntamento è domenica 12 maggio dalle 14:00 alle 15:00, allo stand istituzionale della Regione Marche (Padiglione 3, Q14-R13). Per la Dante Alighieri ci sarà il presidente della sede di Torino, Giovanni Saccani, per molti anni direttore della Biblioteca Reale del capoluogo piemontese. A fare da madrina l'assessore alla Cultura della Regione Marche Chiara Biondi.
    L'evento sarà completato dal reading di Giuseppe Pambieri, che in tandem con la figlia Micol Pambieri, leggerà alcuni brani da 'Dante di Shakespeare III. Come è duro calle (Solferino)', il romanzo fresco di uscita in cui la coppia Rita Monaldi e Francesco Sorti ha indagato, tra i tanti filoni, i legami tra il Sommo Poeta e la terra di Giacomo Leopardi.
    "Siamo onorati da questo invito -, dicono Monaldi & Sorti - e dall'attenzione con cui le Marche e le loro istituzioni si stanno accostando alle nostre ricerche. Fermo, secondo i documenti, è la chiave di volta della presenza degli Alighieri nella regione, insieme ai vicini monti Sibillini e all'abbazia cistercense di Chiaravalle di Fiastra, fondata da San Bernardo".
    Secondo i due autori, "che Jacopo Alighieri, figlio di Dante, avesse legami con l'area fermana, secondo i documenti da noi riportati all'attenzione, è un fatto acquisito. Ma adesso stanno emergendo anche i collegamenti delle Marche con il cuore stesso della biografia e dell'opera di Dante. Con una ricerca in archivi e biblioteche abbiamo ricostruito l'ambiente degli esuli fiorentini riparati nelle Marche insieme agli Alighieri, che erano in stretto contatto con Folco Portinari, padre della Bice ovvero Beatrice dantesca; con Brunetto Latini, maestro del poeta; con Leone Poggi e Manetto Donati, rispettivamente cognato e suocero di Dante; e anche con quella sorta di icona ancestrale che è il conte Ugolino. Stiamo poi indagando in direzione di Guido Cavalcanti, il 'primo amico', come lo chiamava Dante, morto in esilio: una tragedia di cui fu responsabile anche Dante, che se la porterà dentro 'seminando' tracce di Guido in tutto il poema, fino agli ultimi versi del Paradiso. Versi in cui guarda caso ritroviamo tracce marchigiane: la Sibilla, che ha dato il nome ai monti Sibillini, e San Bernardo, fondatore dei Cistercensi e della Chiaravalle di Fiastra, ultima guida del poeta davanti a Dio". Secondo Monaldi & Sorti, le Marche "furono una sorta di 'incubatrice' del poema. Nella regione Dante poteva ritrovare attorno a sé una comunità di reduci fiorentini con i quali aveva già condiviso attività politica, amicizie e inimicizie, amori e relazioni parentali, che poi ritroviamo nella Commedia. Stiamo infine indagando la possibilità che Jacopo, prima del ritorno in Toscana, si sia legato nelle Marche a circoli ghibellini radicali, coinvolti in attività militari particolarmente cruente, in cui si intravede nuovamente l'ombra del padre".
   

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