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Lettera Tiziano Renzi a Matteo, 'Per te io sono un ostacolo'

Lettera Tiziano Renzi a Matteo, 'Per te io sono un ostacolo'

Tribunale mantiene missiva in fascicolo processo per bancarotta

FIRENZE, 14 febbraio 2022, 17:44

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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C'è e resterà agli atti del processo per bancarotta con imputati a Firenze i genitori dell'ex premier Matteo Renzi, Tiziano e Laura Bovoli, una lettera attribuita allo stesso Tiziano Renzi e indirizzata al figlio Matteo. Il tribunale, con un'ordinanza, ha rigettato un'eccezione della difesa di Tiziano Renzi secondo cui il documento sarebbe stato sequestrato violando le regole sulla corrispondenza e sulle guarentigie dei parlamentari. Ma per il tribunale in questa circostanza non sarebbero applicabili le regole per i sequestri di corrispondenza. Il testo è stato estrapolato da un computer di Tiziano Renzi sequestrato dalla guardia di finanza nell'ottobre 2019. Lo scritto, digitato su file, risalirebbe al marzo del 2017.
    "In questi anni ho avuto la netta percezione, la certezza, di essere considerato un ostacolo e comunque un fastidio. Come sai gli unici colloqui erano conditi di rimproveri", si legge nel testo che pare contenere accuse al figlio Matteo. "Riguardo al tuo auspicio che io vada in pensione - si legge ancora - devo con forza affermare che in pensione mi ci manda il buon Dio, non te". "Questa vicenda - affermerebbe ancora Tiziano Renzi, ritenuto l'autore della missiva nell'istanza con cui la sua stessa difesa chiedeva di non accoglierlo come prova del processo - mi ha tolto la capacità di relazione. Tutti quello che hanno avuto rapporti con me sono stati attenzionati solo per questo fatto. Sono come il re Mida della m.., concimo tutti, stanno interrogando tutti".
    "Ora tu hai l'immunità, non esiste più il rischio che tramite me arrivino a te. Spero che inizi una nuova stagione di lotta per i valori che hanno animato la nostra vita", si legge sempre nella stessa lettera dove, inoltre, l'estensore punta il dito sulle persone più vicine al figlio nella sua carriera politica di vertice, citando Carrai, Bianchi, Bonifazi e Boschi. Persone che "hanno lucrato senza ritegno dalla posizione di accoliti tuoi e io sono stato quello che è passato per ladro".
   

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