"Negli ultrasessantenni
l'incidenza delle trombosi in sedi inusuali segnalata dopo la
vaccinazione con AstraZeneca è più rara e al tempo stesso
l'importanza protettiva che fornisce il vaccino contro gli
effetti del virus è più alta": Lo ha detto all'ANSAPao lo
Gresele, presidente della Società italiana per lo studio di
emostasi e trombosi e docente dell'Università Perugia. del
cambio di indicazioni per l'impiego del preparato studiato
dall'Ateneo di Oxford.
Gresele ha ricordato che le decisioni vengono prese dalle
autorità regolatorie "in corso d'opera in base alle informazioni
che man mano si rendono disponibili dalla continua attività di
farmacovigilanza".
"Stiamo combattendo - ha aggiunto - una battaglia contro
un'epidemia che non ha precedenti. Un'esperienza mai fatta prima
e che in tempi rapidissimi, inimmaginabili in precedenza, ha
permesso di produrre su larga scala più vaccini contro il
SarsCov2. Quello di AstraZeneca era stato testato, nei primi
studi registrativi, su una popolazione non anziana e per questo
se ne era preferito inizialmente l'uso in particolare per i
giovani. Proprio in questa fascia di popolazione però sono
cominciate poi ad arrivare segnalazioni di trombosi in sedi
inusuali, soprattutto tra le donne. Un quadro sindromico legato
ai vaccini che utilizzano il vettore virale piuttosto che
l'mRna".
Altro fattore da considerare è il rapporto tra rischi e
benefici. "Se la circolazione virale è alta - ha spiegato
Gresele - i benefici dell'uso del vaccino superano i rischi,
considerato che sono emersi una media di sei ricoveri in terapia
intensiva di pazienti Covid per 100 mila abitanti contro 1,9
casi di trombosi nella fascia 20-29 anni. Ora che la
circolazione del virus è molto bassa è calato praticamente a
zero il rischio di ricoveri nelle terapie intensive per i più
giovani mentre rimane ovviamente immutato il quadro del rischio
trombosi".
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