(ANSA) - NAPOLI, 17 GEN - Nata a Napoli, la pizza è diventata
l'unico fenomeno gastronomico planetario e oggi se ne celebra la
giornata mondiale. Gli americani sono i maggiori consumatori con
13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in
Europa con 7,6 chili all'anno, e staccano spagnoli (4,3),
francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8),
portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro
capite annui, chiudono questa classifica. È quanto emerge da
un'analisi della Coldiretti diffusa in occasione della giornata
dedicata al simbolo della cucina italiana più conosciuta nel
mondo, che si celebra in piena ripresa dei contagi. Ma con il
covid le pizzerie italiane hanno subito nel 2021 un crack da 2,5
miliardi di euro rispetto a prima della pandemia, a causa di
chiusure e restrizioni, oltre alla presenza "a singhiozzo" dei
turisti stranieri.
I consumi sono stravolti da circa 10 milioni di italiani a casa
perché positivi al covid, o hanno avuto contatti a rischio e
sono in quarantena o in smart working - sottolinea Coldiretti -
con il crollo delle vendite nei locali che ha un impatto pesante
sui bilanci delle 63 mila attività presenti sul territorio
nazionale, dove sono impiegati circa 200 mila addetti. Prima del
covid in Italia si sfornavano 2 miliardi di pizze all'anno. Solo
in Campania erano attive oltre 17 mila attività, tra ristoranti
con pizza, pizzerie e pizzerie solo da asporto, con 1 esercizio
ogni 335 abitanti pari a 13,6% del totale (dati 2019). Nel
dicembre del 2017 l'Arte dei Pizzaiuoli Napoletani è stata
iscritta nella lista del patrimonio culturale immateriale
dell'umanità dell'Unesco, riconoscendo il forte legame culturale
della tradizione con Napoli e con l'Italia.
Le difficoltà della ristorazione non hanno spento però l'amore
degli italiani per la pizza tanto che oltre un cittadino su 3
(34%) ha aumentato i consumi di pizza, secondo un sondaggio
condotto sul sito www.coldiretti.it. Il 23% dei cittadini ne ha
mangiata di più ricorrendo all'asporto o alla consegna a
domicilio, mentre un altro 8% ha fatto ricorso al fai da te,
anche con il coinvolgimento dell'intera famiglia, a partire dai
bambini. E c'è pure un 3% che ha aumentato la frequentazione
delle pizzerie quando le restrizioni e le chiusure glielo hanno
permesso. Per un 40% di italiani i consumi sono rimasti gli
stessi mentre per un altro 26% sono diminuiti, principalmente
per la difficoltà o la paura di recarsi nei locali, secondo
Coldiretti.
Si registra infatti il boom delle consegne a domicilio, che
tuttavia non è sufficiente a coprire le perdite e sostenere i
bilanci del settore con le difficoltà che - continua la
Coldiretti - si trasferiscono lungo tutta la filiera,
considerato che a pieno regime nelle pizzerie ogni anno si stima
vengano impiegati 400 milioni di chili di farina, 225 milioni di
chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260
milioni di chili di salsa di pomodoro. Senza dimenticare -
continua la Coldiretti - il taglio dei consumi di vino e
soprattutto di birra che trovano nelle pizzerie un canale
privilegiato di vendita. La chiusura forzata dei locali ha
dunque un impatto devastante non solo sulle imprese e
sull'occupazione ma anche - rileva la Coldiretti - sull'intero
sistema agroalimentare che ha visto chiudere un importante
sbocco di mercato per la fornitura dei prodotti. (ANSA).