(ANSA) - NAPOLI, 14 DIC - Tosse, raffreddore e difficoltà
respiratorie: si presenta così il virus respiratorio sinciziale,
che in Campania ha riempito quasi tutti i posti letto dei
reparti pediatrici. Colpisce principalmente i bambini sotto i
due anni. Inizialmente mostrano i classici sintomi influenzali,
che possono però evolvere fino a richiedere cure ospedaliere.
"Dal 15 ottobre al 15 novembre abbiamo ricoverato circa 120
pazienti nelle terapie intensive neonatali - afferma il
professor Giovanni Chello, presidente SIN Campania e primario
UOC neonatologia e terapia intensiva neonatale Ospedale Monaldi
di Napoli - . Si tratta di bambini sotto il primo mese di vita,
che vivono quindi situazioni delicate. La degenza media è
intorno ai 10giorni. Con l'abbassamento delle temperature è
lecito aspettarsi un incremento dei ricoveri. Secondo i dati
epidemiologici provenienti anche dall'estero, rispetto agli
scorsi anni l'aumento dell'incidenza della malattia è di 5-10
volte."
"C'è una 'task force' appositamente organizzata per monitorare
le strutture campane - spiega Chello -. All'ospedale Monaldi la
grande richiesta di ricoveri ci ha portati a togliere posti ad
altre patologie per creare una stanza di isolamento con sei
incubatrici. I piccoli devono necessariamente essere assistiti
da una sola persona che non visiti nessun altro, per non
rischiare contagi."
"Ai genitori che hanno anche altri bambini in età scolare
consiglio di prestare particolare attenzione - sottolinea il
professore -. Inoltre, è necessario stare più attenti del solito
se si è raffreddati, bisogna utilizzare sempre la mascherina. I
posti in ospedale purtroppo sono limitati, quindi se si sospetta
che il proprio bimbo non stia bene la prima cosa da fare è
portarlo dal pediatra. Se la situazione dovesse peggiorare,
allora è giusto andare in pronto soccorso. Questi piccoli
pazienti vanno sempre tenuti d'occhio, perché la bronchiolite
può peggiorare anche in 6/9 ore".
Quest'anno il virus si è presentato in anticipo, a causa delle
misure di contenimento dell'epidemia che tutti abbiamo adottato
nel 2020. "Per proteggere i bambini più piccoli esiste anche una
profilassi con anticorpi monoclonali, rivolta a tutti i bambini
nati entro 34 settimane e 6 giorni, che al momento dell'inizio
dell'epidemia abbiano meno di 6 mesi - conclude il prof. Chello
-. Per i nati sotto le 29 settimane la somministrazione viene
effettuata, invece, fino ai 12 mesi. Per i piccoli che
presentano fattori di rischio a causa di altre patologie, si
prosegue fino ai 2 anni. Consiste in 5 iniezioni intramuscolari
da effettuare una volta ogni 30 giorni, durante la stagione
epidemica. Il quadro clinico dei bimbi più grandi generalmente è
meno grave, però è necessario comunque prestare attenzione.
Abbiamo organizzato una riunione con i pediatri dei vari centri
campani e i responsabili dei pronto soccorso, perché è
necessario essere pronti e attrezzati per assistere questi
pazienti". (ANSA).