(ANSA) - ROMA, 23 GEN - "Per noi ogni giorno è il 25 gennaio,
anzi il 27 gennaio, quando la console italiana al Cairo ha
chiamato per dirci che Giulio non aveva fatto ritorno a casa
dalla sera del 25 gennaio. Da allora la nostra vita è stata
drammaticamente stravolta. Diciamo che da tempo ci aspettiamo un
25 gennaio diverso, con dei risultati concreti, ma purtroppo
oltre ad aver dovuto imparare a decodificare gli avvenimenti o
non avvenimenti, siamo ormai preparati anche
all'inerzia-incoerenza della politica". Lo dicono in
un'intervista a Repubblica Paola e Claudio Regeni, genitori di
Giulio, a sette anni dalla scomparsa del figlio. Rispetto
all'azione del governo sul caso Regeni "non abbiamo aspettative,
noi pretendiamo verità e giustizia, come azioni concrete. Basta,
per favore, basta finte promesse. Pensiamo sia oltraggioso
questo mantra sulla 'collaborazione egiziana' che invece è
totalmente inesistente". Nella ricerca della verità e condanna
dei responsabili "siamo determinati più che mai. Perché sappiamo
che Giulio ha subito un'intollerabile violazione dei diritti
umani". Paola e Claudia Regeni ricordano il loro esposto "contro
lo Stato italiano che prevede che non si vendano armi a paesi
che violano i diritti umani, come l'Egitto. Purtroppo non ci
risulta sia stata compiuta una efficace istruttoria, non abbiamo
mai avuto una risposta. Un Paese che vuole essere democratico,
dovrebbe anche sapere fare delle scelte - concludono - La
realpolitik non può sconfinare nella complicità con i
dittatori". (ANSA).