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Gaza, Hamas: per una tregua la palla ora è nelle mani di Israele

Gaza, Hamas: per una tregua la palla ora è nelle mani di Israele

Biden avverte Israele: 'Stop alle armi se invadete Rafah'. Netanyahu convoca il gabinetto di guerra: 'Avanti anche da soli'

IL CAIRO, 10 maggio 2024, 03:13

di Massimo Lomonaco

ANSACheck

Rafah © ANSA/AFP

"La palla è interamente nelle mani" di Israele in vista di un accordo di tregua nella Striscia di Gaza, ha detto oggi il movimento islamico palestinese Hamas dopo la partenza della sua delegazione dall'Egitto dove si stanno svolgendo i colloqui. "La delegazione negoziatrice ha lasciato il Cairo in direzione di Doha. L'occupazione ha respinto la proposta avanzata dai mediatori e da noi accettata. Di conseguenza la palla è ora tutta nel campo" di Israele, ha affermato Hamas in una lettera inviata ad altre fazioni palestinesi. I rappresentanti di entrambi gli schieramenti hanno lasciato il Cairo "dopo due giorni di negoziati" volti a ottenere una tregua nella guerra in corso nella Striscia di Gaza da sette mesi, ha riferito ieri sera il media arabo Al-Qahera News. Gli sforzi dell'Egitto e di altri paesi mediatori come Qatar e Stati Uniti "continuano ad avvicinare i punti di vista delle due parti", ha aggiunto l'emittente citando una fonte del Cairo.

E' ormai scontro aperto tra il presidente Usa Joe Biden e il premier israeliano Benyamin Netanyahu, con il capo della Casa Bianca che per la prima volta ha avvertito pubblicamente che se l'Idf entrerà a Rafah bloccherà l'invio delle armi americane ad Israele, che non avrà "più il sostegno" degli Stati Uniti. Anche perché la convinzione di Washington è che un ingresso nella città più a sud della Striscia di Gaza, dove sono stipati un milione e mezzo di sfollati, "non garantisce la sconfitta di Hamas".

Netanyahu però tira dritto e in serata ha convocato il Gabinetto di guerra e quello di sicurezza per annunciare che Israele andrà avanti contro Hamas "anche da solo", mentre i commenti di Biden sono stati definiti "molto deludenti" dallo Stato ebraico.

La svolta del presidente Usa si è consumata in un'intervista alla Cnn, durante la quale ha ammesso anche che "civili sono stati uccisi a Gaza" come conseguenza delle bombe fornite dagli Usa e "altri modi in cui" gli israeliani "attaccano i centri abitati". Le bombe sono quelle da 2.000 libbre (1.000 kg circa) la cui fornitura, come trapelato nei giorni scorsi, è stata già sospesa. "Continueremo a garantire che Israele abbia munizioni per l'Iron Dome e per difendersi da attacchi come quelli giunti di recente dal Medio Oriente. Ma è semplicemente sbagliato" invadere Rafah "e non forniremo armi e proiettili di artiglieria. Ho messo in chiaro che se entrano a Rafah, e non vi sono ancora entrati, non fornirò le armi", ha dichiarato Biden.

Le sue parole hanno causato un cataclisma politico in Israele, con la destra radicale che si è scagliata contro il capo della Casa Bianca. Il ministro Itamar Ben Gvir, falco di Potere ebraico, ha postato su X la frase choc "Hamas ama Biden" e per questo è stato duramente redarguito dal presidente Isaac Herzog. Ma al di là delle intemperanze verbali, all'interno del governo le posizioni sembrano compatte. Ricordando che già nella Guerra di Indipendenza del 1948 era in vigore un embargo di armi contro Israele, Netanyahu ha ribadito che "oggi siamo molto più forti. Siamo determinati e siamo uniti per sconfiggere il nostro nemico. Se dobbiamo restare soli, resteremo soli". "Ho già detto che, se necessario, combatteremo con le unghie e con i denti. Ma abbiamo molto di più", ha assicurato il primo ministro del Likud. Una fonte a lui vicina è andata oltre, sostenendo che la minaccia Usa di stoppare le armi "praticamente seppellisce l'accordo sugli ostaggi".

Video Gaza, bombardamento israeliano su Rafah

 

Altrettanto diretto il ministro della Difesa Yoav Gallant, che pure vanta ottimi rapporti con Washington. "Lo dico ai nostri nemici e ai nostri migliori amici: Israele - ha ammonito - raggiungerà i suoi obiettivi a sud (a Gaza) e a nord (con gli Hezbollah)". Fatto sta che se gli Usa, primo fornitore di armi allo Stato ebraico, manterranno la minaccia, l'apparato di difesa del Paese non potrà non tenerne conto, non solo nella lotta ad Hamas ma anche agli Hezbollah libanesi, ai quali certamente l'Iran non intende chiudere le forniture. Per questo una fonte israeliana ha ammesso che il nuovo scenario potrebbe costringere il governo a cambiare i piani operativi per l'attacco a Rafah. Aggiungendo che Israele potrebbe adottare "un'economia degli armamenti": conservare le munizioni in modo che queste non finiscano o procurarsele altrove. In tutto questo i negoziati al Cairo per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi al momento appaiono praticamente morti, anche se nessuno lo dice apertamente.

Hamas, Israele e lo stesso direttore della Cia William Burns hanno lasciato la capitale egiziana e per ora non sembrano esserci segnali di ripresa dei colloqui. Al 216esimo giorno di guerra intanto, l'Idf ha continuato a martellare non solo Rafah ma anche Beit Hanun, quartiere nord di Gaza City, con un'operazione su scala ridotta contro le postazioni di Hamas. L'Unrwa ha fatto sapere che finora circa 80.000 palestinesi "sono fuggiti" da Rafah, l'Idf ha ribattuto che sono state "evacuate" circa 150mila persone.

 

 

 

 

 

 

Katz, Israele andrà avanti fino alla distruzione di Hamas

Israele "continuerà a combattere Hamas fino alla sua distruzione". Lo ha detto il ministro degli esteri Israel Katz secondo cui "non c'è guerra più giusta di questa".

Ministro israeliano, 'Hamas ama Biden'

"Hamas ama Biden". Così il ministro della sicurezza nazionale, e leader di destra radicale Ben Gvir ha attaccato il presidente Usa dopo le affermazioni alla Cnn contro l'operazione a Rafah e l'annuncio del blocco delle armi ad Israele. Su X il ministro ha postato i due nomi uniti da un cuore rosso.

Fonte Israele, mossa Usa su armi può cambiare piani a Rafah

La decisione degli Usa di fermare le armi ad Israele per l'attacco a Rafah potrebbe costringere lo stato ebraico a a modificare i suoi piani operativi. Lo ha riferito l'emittente Kan che ha citato un funzionario anonimo israeliano. La fonte ha anche aggiunto che Israele potrebbe essere costretta ad adottare "un economia degli armamenti", ovvero di conservare le munizioni in modo che queste non finiscano. Un'altra fonte - sempre alla stessa emittente - ha sostenuto che Israele a quel punto potrebbe anche essere indotta a procurarsi altrove le armi.

Idf, 'avviata operazione a Zeitun contro obiettivi Hamas'

L'Idf ha annunciato di aver avviato "un'operazione nell'area di Zeitun, nella parte centrale della Striscia, per continuare a smantellare infrastrutture terroristiche ed eliminare operativi terroristi nell'area". L'operazione - ha spiegato - è condotta dalla 99/esima Divisione e si basa su informazioni di intelligence. Finora - ha aggiunto - "sono stati colpiti 25 obiettivi, incluse strutture militari, tunnel, posti di osservazione, nidi di cecchini". Le truppe di terra - ha concluso - stanno ora "mettendo in sicurezza l'area di Zeitun".

Fonti palestinesi citate da Times of Israel hanno riferito di "intensi raid aerei e di avanzata di tank" nel quartiere nord di Zeitun di Gaza City. In precedenza l'Idf aveva fatto sapere che stava conducendo attacchi contro obiettivi di Hamas nella parte centrale della Striscia.

Gli Usa frenano le armi a Israele, stallo sulla tregua

Non si sblocca però la situazione al Cairo e anzi i colloqui sembrano volgere al peggio. Secondo una fonte della fazione islamica, il confronto "è finito e Netanyahu è tornato al punto di partenza", ed anche un funzionario israeliano ha ammesso che nella capitale egiziana "non c'è stata una svolta". In questo stallo sono proseguiti con intensità i combattimenti a Rafah, dopo che l'Idf ha preso il controllo della parte palestinese del valico con l'Egitto. L'escalation nella zona continua ad essere osteggiata dagli Stati Uniti, che hanno mandato un segnale forte all'alleato: per la prima volta, hanno confermato di aver congelato un carico di armi diretto allo Stato ebraico e stanno "rivalutando l'invio di altre spedizioni militari a breve termine", ha annunciato il segretario alla Difesa Lloyd Austin.

Mentre in Egitto la porta della trattativa per un cessate il fuoco resta appena socchiusa, il direttore della Cia William Burns è arrivato a Gerusalemme dove ha visto il premier Benyamin Netanyahu e il capo del Mossad David Barnea. L'obiettivo è quello di spingere al massimo per riaccendere i negoziati da un lato e dall'altro evitare che l'operazione a Rafah prosegua.

Allo stesso tempo, dal campo israeliano si ribadisce quanto sia irrealistica la prospettiva di uno stop permanente delle ostilità invocato da Hamas. A giudizio del portavoce dell'Idf Daniel Hagari, la previsione più coerente è quella di un anno di guerra: "Non inganneremo l'opinione pubblica. Anche dopo che ci saremo presi cura di Rafah - ha detto Hagari - ci sarà il terrorismo. Hamas si sposterà a nord e si riorganizzerà". Per questo, ha annunciato, l'esercito ha "presentato un piano al governo per combattimenti a Gaza che dovrebbero durare un anno".

A Rafah intanto ci sono stati scontri ravvicinati con i miliziani islamici nella parte orientale della città. L'Idf ha fatto sapere che "prosegue l'operazione di antiterrorismo per eliminare Hamas e smantellare le sue infrastrutture in specifiche aree di Rafah est". Ed i soldati "hanno eliminato terroristi e scoperto imbocchi di tunnel", mentre procedono anche "i raid mirati sul lato di Gaza del valico".

Proprio l'operazione nella città più a sud della Striscia - dove sono stipati un milione e mezzo di sfollati - ha indotto gli Usa a sospendere la scorsa settimana la consegna di un carico di bombe. Si tratta, secondo quanto riferito da una fonte anonima della amministrazione Biden, "di 1.800 bombe da 910 chili e 1.700 bombe da 225 chili". Ancora più chiaro è stato il segretario Austin. Al momento, ha spiegato in un'audizione al Senato, "è in revisione l'assistenza in materia di sicurezza a breve termine, nel contesto degli eventi in corso a Rafah".

Austin ha chiarito che una decisione definitiva ancora non è stata raggiunta, ma una fonte israeliana ha fatto sapere che l'iniziativa americana è stata accolta con "profonda frustrazione". La sensazione, è stato rilevato, è che Washington voglia promuovere il piano di tregua sul quale Hamas ha concordato.

Le ostilità tra Hamas e Israele sono proseguite anche oltre Rafah. Al 215esimo giorno di guerra, l'Idf ha annunciato l'uccisione in un raid di Ahmed Ali, il comandante della forza navale del nemico a Gaza City. La fazione palestinese ha invece reso noto che è stata trovata "una terza fossa comune all'interno dell'ospedale al-Shifa di Gaza City con 49 corpi finora recuperati", per un totale di "sette fosse comuni all'interno degli ospedali" della Striscia. Israele intanto ha annunciato di aver riaperto il valico di Kerem Shalom da dove transitano gli aiuti a Gaza, come chiesto dagli Usa e dall'Onu.

Al contrario, secondo l'Unrwa, nessun aiuto è ancora entrato a Gaza attraverso quel valico.
Prosegue anche lo scontro al confine nord di Israele con i razzi degli Hezbollah e i raid di risposta. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha parlato della possibilità di "un'estate calda" su quel fronte. 

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