"Non trovai la città di destra
fascisteggiante che descrivevano i giornali di sinistra
dell'epoca. E nemmeno la ribellione pronta all'insurrezione
classista che veniva fantasticata dall'estrema sinistra. La mia
impressione fu di un ambiente giovanile moderno deciso a
riscattare la 'macchia' della ribellione". A spiegarlo all'ANSA
è lo storico Umberto Dante, docente dell'università dell'Aquila,
73 anni, originario di Roma ma aquilano di adozione che arrivò
nel capoluogo regionale all'età di 23 anni poco dopo la sommossa
popolare.
"Questo pentimento condusse ad una forte crescita del
movimento giovanile comunista e della sezione universitaria, con
dirigenti importanti come Giovanni Lolli, Rocco Buttari, Mauro
Zaffiri, Renato Angelucci, Adolfo Paravano, Guido Japadre,
Antonella Rossini. Sembrò avverarsi l'auspicio del deputato Pci
Federico Brini: portare dentro al Pci gli stessi giovani che nel
'71 avevano devastato la sede di via Paganica. In realtà. Il
segreto della tenuta del quadro democratico non va ricondotto al
Pci, che era minoritario in consiglio comunale, ma alla Dc,
forza di governo. Era la Dc quella che avrebbe potuto essere
schiantata dai fatti del '71. Invece la Dc aquilana tenne -
conclude . E tenne attraverso la forza più in discussione: la
corrente di Luciano Fabiani, l'uomo cui era stata devastata la
residenza privata".
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