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B7, per l'Europa costi di transizione verde molto elevati

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B7, per l'Europa costi di transizione verde molto elevati

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In collaborazione con Deloitte

Pareglio (Deloitte), 'imprese pagano 10 volte di più della Cina'

MILANO, 28 aprile 2024, 19:32

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Stefano Pareglio, presidente di Deloitte Climate & Sustainability - RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Pareglio, presidente di Deloitte Climate & Sustainability - RIPRODUZIONE RISERVATA
Stefano Pareglio, presidente di Deloitte Climate & Sustainability - RIPRODUZIONE RISERVATA

ANSAcom - In collaborazione con Deloitte

Si svolgerà dal 28 al 30 aprile a Torino la riunione Ministeriale G7 su "Energia, ambiente e clima", anticipata dal B7, dove domenica si analizzerà la B7 Flash, la nota di Confindustria e Deloitte, che evidenza la necessità di una maggiore convergenza tra politiche industriali del G7. E a sottolineare l'importanza dell'appuntamento Stefano Pareglio, presidente di Deloitte Climate & Sustainability, che evidenzia il differenziale dei costi quando si parla di transizione ecologica.
    "In Europa i diritti di emissione della CO2 sono 10 volte più costosi che in Cina. Questo rappresenta uno squilibrio insostenibile nella competizione internazionale e mina la possibilità concreta di conseguire gli obiettivi della COP28." ha dichiarato Pareglio.
    Il presidente di Deloitte Climate & Sustainability, poi, ha sottolineato come il percorso verso una transizione all'energia rinnovabile sia ancora lungo. "A oggi, la capacità globale di energia rinnovabile, ossia quella installata, è pari a 3.600 GW, con una traiettoria che si attesta sui 7.300 GW nel 2030. Per raggiungere l'obiettivo della COP28, ossia 11.000 GW installati entro il 2030, abbiamo bisogno di un ritmo ben superiore. È vero, però, che nel solo 2023 sono stati installati circa 540 GW, con un +85% per il fotovoltaico e +60% per l'eolico".
    E per raggiungere gli obiettivi prefissati bisogna guardare a ogni tipologia di energia pulita, evidenzia ancora Stefano Pareglio. "Per mantenere la crescita della temperatura terrestre entro 1,5°C a fine secolo, bisogna usare con rapidità tutti gli strumenti disponibili: dal nucleare ai sistemi di rimozione, dalla gestione dei suoli agricoli e forestali alla gestione dei rifiuti e del ciclo idrico, dal rinnovo del patrimonio edilizio alla mobilità sostenibile, oltre ovviamente alla crescita di rinnovabili ed efficienza energetica".
    "Secondo lo scenario Net Zero Emissions (NZE) dell'International Energy Agency (IEA, 2023), una riduzione del 75% delle emissioni di metano entro il 2030 potrebbe evitare un riscaldamento di 0,3°C entro il 2040. Questa riduzione è cruciale per consentire il conseguimento dell'obiettivo di 1,5°C (IEA, 2023). Si consideri, in proposito, che, secondo i dati Copernicus, il 2023 è stato 0,6°C più caldo della media 1991-200, e più caldo di 1,48°C rispetto al livello preindustriale del 1850-1900. Ciò non è sufficiente per dire che abbiamo raggiunto uno stabile incremento di 1.5°C, ma di certo ci consente di affermare che i segnali dell'avvicinamento ai limiti sono oltre modo evidenti. Se è così, ogni leva disponibile va rapidamente utilizzata per impedire la crisi climatica" ha continuato il responsabile Deloitte.
    Infine, un problema è quello delle materie prime necessarie alla transizione energetica, concentrate quasi totalmente in Cina. "la Cina domina il mercato delle tecnologie necessarie alla transizione energetica: il 75%-85% delle celle e dei moduli fotovoltaici, e il 96% dei relativi wafer è di produzione cinese, così come il 65% di celle, l'85% di anodi, quasi l'80% di catodi e il 65% di litio raffinato necessari a produrre le batterie elettriche impiegate nelle autovetture. Sono numeri che spiegano da soli la dipendenza dei paesi del G7 dal mercato cinese. Ora si sta cercando di porre rimedio a questa situazione con politiche e investimenti, sia negli USA che in Europa, ma il ritardo accumulato è grave e richiede una azione politica molto più forte e rapida".

ANSAcom - In collaborazione con Deloitte

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