(di Patrizia Sessa e Francesco Tedesco)
(ANSAmed) - POMPEI (NAPOLI) - Ci sono ancora troppi pregiudizi. Ci sono ancora troppe radicali differenze. Sembra ancora abbastanza lontano il dialogo tra i paesi del Mediterraneo. Certo, di passi in avanti ne sono stati fatti. Ma quelli da fare non mancano affatto. Colpa dell'assenza di democrazia in alcuni paesi, colpa di una rivoluzione culturale ancora non completata o non ancora del tutto compresa.
Oggi, a Pompei, giornalisti di tutta l'area, dal Libano all'Egitto, dagli Emirati Arabi alla Tunisia, hanno raccontato le storie dei loro paesi, i loro conflitti, le loro 'primavere'.
Lo hanno fatto ad un convegno organizzato dall'ANSA, attraverso il notiziario specializzato ANSAmed, nell'ambito del Forum delle Culture. Dove le critiche non sono state risparmiate, neanche all'Europa.
Mohamed Sabreen, direttore dell'autorevole quotidiano egiziano Al-Ahram, è andato dritto al punto. "C'è un grosso problema con l'Europa, con voi - ha detto Sabreen - penso che vi dobbiate ripulire ed essere onesti con voi stessi, prima che con noi.
Dovete riflettere sui paesi nord africani, ritenerli non solo come un numero di immigrati clandestini, ma come essere umani.
Dovete assumere una decisione concreta e cruciale: ci volete come un mercato o come partner? C'è una grossa differenza".
Già. E la differenza, dice Antonio Polito, direttore del Corriere del Mezzogiorno, dorso campano del Corriere della Sera, c'è anche tra noi italiani. "Il primo compito è dialogare tra noi italiani - ha detto nel corso del convegno moderato dal vice direttore dell'ANSA, Stefano Polli - a volte è più facile parlare con un tunisino che con un leghista veneto". Insomma, "noi per primi dobbiamo chiarirci su che paese vogliamo essere".
E non solo. "Abbiamo un nord Africa che ha tentato la strada, se non della democrazia, comunque quella di un ammodernamento dei meccanismi istituzionali, della sua dialettica civile - ha spiegato il direttore del quotidiano Il Mattino, Alessandro Barbano - l'esito non è stato quello che noi europei immaginavamo, ma guarda comunque al modello occidentale come approdo possibile. E poi abbiamo un'Europa che mette in discussione fortemente la sua democrazia perchè andiamo al voto con una percentuale di astensionismo del 50% e in alcuni paesi, come in Italia, una percentuale va al voto per condannare l'Europa e negare il cuore del progetto europeo".
I media, nel tentativo di facilitare il dialogo, hanno certo, un ruolo fondamentale. Ma attenzione, avverte, Zouhir Loussini, di RaiNews 24: "Spesso per noi giornalisti è quasi più facile consolidare il pregiudizio". Un esempio? L'immagine negativa che l'Islam ha in Italia.
Dialogo, dunque, tutto o quasi da costruire. In una due giorni pompeiana che si conclude oggi e che è stata fortemente voluta dall'assessore alla Cultura della Regione Campania, Caterina Miraglia, le proposte non sono mancate. "Creiamo una pagina sul sito delle agenzie di informazioni dei paesi euro mediterranei dedicata ad argomenti che riguardano i diritti dell'uomo e la lotta al terrorismo, anche questo è dialogo", ha suggerito Laure Sleiman, direttore Agenzia di stampa libanese. "Siamo tutti 'quelli del Sud', che significa anche che siamo i più grandi detentori di una cultura risalente", ha detto Miraglia. Insomma "siamo partner paritari dal punto di vista culturale e dobbiamo lavorare insieme perchè ogni cultura mediterranea - è il suo auspicio - mantenga sacri i propri valori trovando però la giusta armonia tra loro". (ANSAmed).
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