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Rifiuti sanitari a 180mila tonnellate, 78% rischio infettivo

Rifiuti sanitari a 180mila tonnellate, 78% rischio infettivo

Analisi Camere commercio su dati 2018.Prima Lombardia, poi Lazio

ROMA, 05 ottobre 2020, 11:04

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel 2018 i rifiuti sanitari sono stati pari a circa 180mila tonnellate. La maggior parte, il 78% del totale, sono pericolosi a rischio infettivo, e provengono principalmente da strutture ospedaliere pubbliche soprattutto di medio-grandi dimensioni (cioè a partire da 150 posti letto).
    Questa la fotografia dei rifiuti sanitari in Italia sulla base delle dichiarazioni rese con il Modello unico di dichiarazione ambientale, il Mud (con i dati al 2018 che sono l'anno più recente per cui sono disponibili i dati bonificati per l'anno di dichiarazione 2019), ovvero la comunicazione che enti e imprese presentano ogni anno alle Camere di commercio indicando quanti e quali rifiuti hanno prodotto e gestito durante il corso dell'anno precedente. La regione che ne produce di più è la Lombardia; seguita dal Lazio. A parte lo stoccaggio, la maggior parte viene incenerita.
    In base ai risultati di questa analisi - realizzata da Ecocerved, la società consortile delle Camere di commercio che opera nel campo dei sistemi informativi per l'ambiente - le regioni in cui si generano le quantità più ingenti di rifiuti sanitari sono la Lombardia con quasi 34mila tonnellate, il Lazio con 25mila tonnellate e l'Emilia Romagna con 16mila tonnellate.
    In generale - viene spiegato - "il 75% dei rifiuti sanitari viene conferito a operatori professionali nella regione stessa di produzione, dove comunque l'avvio ad attività di stoccaggio come prima destinazione è molto alto e sfiora il 45% della quantità complessiva".
   

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