"Il nulla di fatto nell'ultimo ciclo di negoziati è motivo di forte preoccupazione per il futuro del vino italiano in un mercato fondamentale per il nostro export, terzo di sbocco - spiega Abbona - con un 'no deal' si rischia, nella migliore delle ipotesi, una babele burocratica senza precedenti negli scambi e nella peggiore, diverse regole per l'etichettatura fino all'adozione di possibili daz"i. Il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti ricorda come le vendite Oltremanica stiano già pagando un prezzo molto alto al Covid-19, con un calo di fatturato nel primo semestre 2020 di quasi il 10% sullo stesso periodo 2019, con gli sparkling a -19,8%. A diminuire è anche il prezzo medio che per un valore delle esportazioni che ha sfiorato i 310 milioni di euro.
Secondo il Wsta, che rappresenta il mercato del vino nel Regno Unito, ad oggi il prodotto enologico proveniente dall'Europa non è soggetto a test di laboratorio e a controlli per il certificato export vino previsti per i Paesi terzi (il 55% del vino consumato nel Regno Unito è importato dall'Ue), ma tutte le regole di certificazione cambieranno, con o senza accordo, dal 1 gennaio 2021, quando tutto il vino importato dall'Europa sarà invece soggetto a questi controlli. Si prevede che l'aumento di burocrazia che ne deriverà genererà più di 600 mila documenti cartacei, un incremento triplo per gli ispettori del settore e costerà al commercio di vino britannico 70 milioni di sterline in più all'anno, con conseguenti rincari sul prezzo del vino e una caduta del potere di scelta dei consumatori.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA