Il 43% delle imprese torinesi
prevede pesanti ricadute economiche, mentre un ulteriore 35% -
soprattutto bar, negozi di abbigliamento e scarpe, parrucchieri
e centri estetici - si considera addirittura a rischio di
chiusura definitiva. Solo il 4,9% ritiene che non ci sarà alcun
impatto rilevante tra crisi di liquidità e diminuzione degli
ordinativi. Lo dice l'indagine della Camera di Commercio
relativa al secondo trimestre 2020, che vede un totale di
218.611 imprese registrate, con 2.350 nuove iscrizioni e 1.386
cancellazioni, e un tasso di crescita pari al +0,44% rispetto al
primo trimestre. I dati mostrano un calo delle nuove aperture di
attività, ma anche una diminuzione delle chiusure: prevale in
sostanza un clima di attesa. "L'indagine ci mostra però già con
grande evidenza le preoccupazioni dei nostri imprenditori, alle
prese con mancanza di liquidità e cali generalizzati nelle
vendite", osserva il presidente Dario Gallina.
Nove imprese su dieci hanno registrato una diminuzione più o
meno marcata del fatturato, otto su dieci degli ordinativi e
dell'occupazione. Tutti i comparti registrano diminuzioni, in
particolare le attività dei servizi di alloggio e ristorazione
che nel 100% dei casi hanno dichiarato una diminuzione di tutte
e tre le componenti. Un'impresa torinese su tre ritiene
impossibile un ritorno ai ritmi produttivi pre-crisi, il 29%
considera necessaria una profonda riorganizzazione aziendale.
Delle 380 imprese che hanno sospeso completamente l'attività
nella Fase 1 dell'emergenza sanitaria, il 47,6% ha dichiarato
che avrebbe continuato a stare chiusa anche con l'avvio della
Fase 2 e il 22,9% che avrebbe aperto solo parzialmente
l'attività.
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