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Da aztechi a Fontana, scultura e mosaico

Da aztechi a Fontana, scultura e mosaico

Dal 6 ottobre a Ravenna influssi civiltà pre-colombiane sul '900

ROMA, 06 agosto 2017, 20:01

Nicoletta Castagni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le suggestioni delle civiltà precolombiane nell'arte del '900 italiano sono al centro di una grande mostra allestita dal 6 ottobre al 7 gennaio a Ravenna, negli spazi del Museo Ma.ra.. Nella città famosa nel mondo per gli splendidi mosaici bizantini, il focus dell'esposizione sarà appunto su questa particolare tecnica che, abbinata alla scultura come avevano testimoniavano i rinvenimenti atzechi, influenzò notevolmente maestri come Lucio Fontana e Mirko Basaldella negli anni '30 e '40, nonché artisti quali Licata, Paladino, Chia nei decenni '70 e '80 fino al Nouveau Realisme.

Intitolata 'Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini a oggi', l'iniziativa è stata ideata nell'ambito della V edizione Ravenna Mosaico Rassegna Biennale di Mosaico Contemporaneo con l'intento di raccontare la nascita e l'evoluzione di questo linguaggio e le differenti declinazioni del concetto di 'tessera' da parte degli scultori a partire dagli anni intorno al 1930, dopo che Gino Severini aveva rinnovato la pratica del mosaico in funzione della decorazione architettonica. Ma non solo a lui (o a Sironi) si sono ispirate le ricerche plastiche mosaicate di Fontana e Basaldella, tra i più geniali artisti del secondo '900, che portarono la loro sperimentazione dal piano bidimensionale del murale a quello tridimensionale della scultura. Nel 1933, infatti, una grande esposizione aveva illustrato nella Roma fascista lo splendore dell'arte precolombiana, con straordinari manufatti dei 'primitivi' mesoamericani, creando così un forte interesse per l'America Latina, comunque già presente in Italia dagli anni '20.

Se Mirko e Fontana sono stati antesignani dell'unione felice tra scultura e mosaico, è solo negli ultimi decenni del secolo che la ricerca ha ripreso con vigore. Basti pensare a Zavagno e Licata con l'utilizzo di materiali non tradizionali o piegando l'uso delle tessere musive, lapidee o vitree, nel contemporaneo. Un doppio binario su cui si sono misurati artisti come Antonio Trotta, Athos Ongaro e la Transavanguardia di Chia e Paladino. Per molto di loro, una scelta non episodica, soprattutto grazie alle innovazioni tecniche e tecnologiche offerte dai materiali di origine sintetica, con cui si sono superati i limiti tradizionali delle malte cementizie rendendo più agevole l'esecuzione musiva sulla tridimensionalità. La scultura mosaicata contemporanea ha quindi finito per influenzare designer del calibro di Mendini e Sottsass, mentre a dare la definitiva accelerazione sono lavori di importanza internazionale (realizzati a Ravenna), come la tomba di Rudolf Nureyev a Parigi. Opera inamovibile, sarà però documentata al Museo d'Arte della città di Ravenna grazie a una installazione virtuale e multimediale. Il percorso espositivo darà infine conto dell'evoluzione del linguaggio musivo nella scultura a cavallo tra '900 e 2000, raccontando le sperimentazioni internazionali basate sui concetti di accumulo, assemblaggio parcellizzato e poetica dell'oggetto, messi in campo dal Nouveau Realisme francese e poi dalla Nuova Scultura Britannica, sino alle attuali generazioni, che lo impiegano in modo sempre più innovativo ed inatteso.

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