(di Paolo Petroni)
Novant'anni fa, nel 1931, con una
serata a Torino alla taverna Santopalato l'8 marzo tra proclami
di squadrismo e discussioni sul fascismo solo di artisti
aderenti al futurismo e un menu decorato da Medardo Rosso, poi
un'affollata cena a Chiavari del 22 novembre all'Hotel Negrino e
quindi l'Aereobanchetto del 12 dicembre a Bologna, una delle
ultime battaglie artistiche e politiche di Marinetti e del suo
movimento acquista consistenza e si confronta col pubblico.
E' passato un anno dalla pubblicazione il 15 dicembre 1930
del 'Manifesto della cucina futurista' sulla torinese 'Gazzetta
del Popolo', trasformato in libro l'anno dopo, nel 1932, con il
titolo 'La cucina futurista' firmato dallo stesso Marinetti e
dal poeta e aereopittore Fillia. Al centro della nuova battaglia
riassunta nella dichiarazione ''Abbasso la pastasciutta'', che
avrà comunque assai meno successo del letterario ''Abbasso il
chiaro di luna'', ci si batte contro la ''vivanda passatista''
colpevole di produrre ''fiacchezza, pessimismo, inattività
nostalgica e neutralismo'', aggiungendo poi che ''l'abolizione
della pastasciutta libererà l'Italia dal costoso grano straniero
e favorirà l'industria italiana del riso''. Nella prefazione al
libro Marinetti e Fillia scrivono: ''Questa nostra cucina
futurista, regolata come il motore di un idrovolante per alte
velocità, sembrerà ad alcuni tremebondi passatisti pazzesca e
pericolosa: essa invece vuole finalmente creare un'armonia tra
il palato degli uomini e la loro vita di oggi e di domani''. E
poi in apertura si legge: ''Fin dall'inizio del Movimento
Futurista Italiano nel 1909 l'importanza dell'alimentazione
sulle capacità creatrici, fecondatrici, aggressive delle razze,
agitò i maggiori futuristi. Se ne discuteva spesso tra
Marinetti, Boccioni, Sant'Elia, Bussolo, Balla e vi furono in
Italia e in Francia alcuni tentativi di rinnovamento cucinario.
Subitamente il 15 Novembre 1930, l'urgenza di una soluzione
s'impose''.
Nasce così la cena al ristorante Penna d'Oca di Milano,
presenti, col prefetto di Milano, l'on. Farinacci e Marinetti,
tra i tanti, Repaci, Depero e Prampolini, e un ricco menu tra
cui si trovano ''gelato nella luna - lacrime del dio Gavi -
brodo di rose e sole - favorito del mediterraneo zig, zug, zUg -
agnelli arrosto in salsa di leone - pioggia di zuccheri filati -
schiuma esilarante Cinzano e frutta colta nel giardino di Èva''.
Niente a confronto di ''Timballo d'avviamento - Brodo
decollapalato - bue in carlinga - elettricità atmosferiche
candite'' servite dal cuoco Bulgheroni alla cena di Chiavari un
anno dopo a oltre trecento convitati e resoconti sulla stampa,
Corriere della sera in testa. Lo stesso accade poi a Bologna,
dove la partecipazione costa ben 20 lire, dove un risotto
all'arancio è chiamato ''Rombo in ascesa'' e il vino
''Carburante nazionale''.
Tante anche le ricette dette dai futuristi ''Formule'' e,
accanto al ''Pollofiat'' servito in un ristorante di Torino
cotto ripieno di cuscinetti a sfera ''affinché la carne
assorbisse il sapore dell'acciaio dolce'' o il
''Porcoeccitato'', ''un salame crudo, privato della pelle,
servito diritto in un piatto contenente del caffè espresso
caldissimo mescolato con molta acqua di Colonia'' ideato da
Fillia e citato nel 'Manifesto', dove è anche il più normale
''Salmone dell'Alaska ai raggi del sole con salsa Marte'',
ovvero un trancio di salmone dorato alla griglia assieme a
pomodori conditi tagliati a metà, servito con ''sopra filetti
di acciuga intrecciati a dama e su ogni trancia una rotellina di
limone con capperi'' e infine una ''salsa passata al setaccio di
acciughe, tuorli d'uova sode, basilico, olio d'oliva, un
bicchiere di liquore italiano Aurum''. Fillia dà anche una sua
''interpretazione sintetica degli orti, dei giardini e dei
pascoli d'Italia'' attraverso il ''Polpettone
dinamico-futurista'', descritto come un rollé di carne di
vitello ripieno di undici diverse verdure, poggiato su tre palle
di carne di pollo e un cerchio di salsicce, il tutto cosparso da
uno strato di miele.
Questo in attesa di avere risposta dalla ''chimica al dovere
di dare presto al corpo le calorie necessarie in polvere o
pillole, composti albuminoidei, grassi sintetici e vitamine'',
secondo quanto auspicato sempre dal 'Manifesto della cucina
futurista'.
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