EMILIANO PIANINI, 'HO UCCISO' (Newton
Compton, pp. 416, euro 9,90).
Un romanzo noir che permette un'avvincente immersione storica
nell'Italia sotto l'occupazione nazista durante la Rsi. E' 'Ho
ucciso', esordio per Newton Compton dello scrittore toscano
Emiliano Pianini, che ha scelto Carrara, la sua città, per un
giallo ambientato nel maggio del '44, quando si sperava nella
liberazione alleata che però arrivò solo un anno dopo. E proprio
Carrara col suo spirito ribelle e anarchico rappresentava una
possibile minaccia per l'occupante tedesco. Ancor di più quando
la legge viene violata, come accade nel romanzo dopo l'omicidio
dei conti Bigotti, molto vicini al regime fascista repubblicano,
che vengono trucidati nella loro villa con tanto di scritta
anarchica col sangue lasciata sul muro della loro camera da
letto. Immediata l'attribuzione di colpevolezza ai partigiani da
parte delle autorità nazifasciste e il successivo loro ultimatum
con la minaccia di rappresaglia: o l'assassino viene trovato
entro due giorni o a farne le spese saranno i civili. In una
corsa contro il tempo per cercare di fermare l'orologio che
segna i minuti verso l'ennesima strage nazista in quelle zone -
ce ne furono diverse in quei mesi - ci sono il maresciallo dei
carabinieri, Attilio Ferraris, e il suo brigadiere Ermanno Luci.
A quest'ultimo vengono affidate le difficili e delicate
indagini. Ha 33 anni, arriva a Carrara da un piccolo borgo
dell'Appennino "che aveva lasciato appena era stato possibile e,
dopo pochi mesi di addestramento a Como, aveva preso servizio in
quella città così vicina al mondo e così lontana dai proclami
del Ventennio". Come lo definisce l'autore: "Era un carabiniere,
lo era prima ancora di diventarlo". Il romanzo tramite il
ricorso al genere noir offre una prospettiva vivida e drammatica
di quei giorni. E si fa riferimento anche al grande ruolo delle
donne di Carrara e alla loro coraggiosa rivolta del luglio '44
contro le autorità nazifasciste, nel libro immaginata nella sua
fase embrionale.
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