(di Gioia Giudici) LUIGI ZOJA
'NELLA MENTE DI UN TERRORISTA' (EINAUDI - PP 104. EURO 12,00) -
Concetti come nevrosi e archetipi, paranoia e cupio dissolvi per
capire l'Isis: c'è uno jihadista sul lettino dello psicanalista
nell'interessante volume 'Nella Mente di un terrorista', una
conversazione dello junghiano Luigi Zoja con il giornalista
italo-algerino Omar Bellicini, pubblicata da Einaudi nella
collana Le Vele.
Al centro della conversazione, le motivazioni che spingono un
giovane a radicalizzarsi. Tutto questo con un'avvertenza di
Zoja: "Comprendere non è giustificare. Fa più rima con
riflettere che con il verbo accettare. Bisogna capire cosa
abbiamo di fronte".
A essere analizzati sono alcuni degli elementi ricorrenti tra
i militanti, a partire - racconta Bellicini - dalla ricerca
ossessiva dell'identità, tanto tra gli ex appartenenti del
partito Baath di Saddam che si sono ritrovati in minoranza nel
loro paese, perdendo i loro riferimenti psicologici, quanto tra
i giovani di seconda e terza generazione, non perfettamente
integrati dal punto di vista sociale, che vedono il radicalismo
come risposta a un'identità fragile. Non a caso "l'altro
elemento ricorrente è la giovane età dei militanti, in età
evolutiva si è più esposti ai messaggi della propaganda e, per
usare termini junqhiani, nel campo degli archetipi il mito
dell'eroe ha facile presa in una società antieroica come quella
occidentale".
Il martirio come eroismo portato alle estreme conseguenze ha
a che fare anche con la 'cupio dissolvi' giovanile,
quell'istinto di morte che fa parte della natura umana e che può
portare un ragazzo all'incontro con la droga, alla ricerca del
rischio o a rimanere sedotto dalla propaganda. Tutto questo in
una società dove non esiste più la figura del padre, intesa in
senso psicanalitico come colui che pone un limite. Ne è prova -
riflette Bellicini, ricordando casi di cronaca come i Kouachi
dell'aggressione a 'Charlie Hebdo', gli Abdeslam degli attacchi
di Parigi, gli Tsarnaev dell'attentato di Boston - la nascita
della società dei fratelli, la comunità orizzontale che trova
nel coetaneo un complice con cui vivere l'atto di eroismo.
Nel libro, ampio spazio è dato anche alle nuove tecnologie,
con un punto di partenza ben preciso: "Zoja sottolinea che la
tecnologia non è neutra: una ricerca di Harvard su 16 mila
persone dimostra che chi ha rapporti filtrati solo dalle nuove
tecnologie e ha meno rapporti umani diretti, nel tempo ha un
indebolimento delle facoltà intellettuali e non riesce più a
filtrare le notizie. Si pensa inoltre che tutto ciò inibisca la
risposta morale, e questo succede anche con la propaganda
politica, che online porta ad abbassare la guardia".
Il cuore della teoria junghiana - ricorda Bellicini - è la
proiezione: ciò che di negativo nego in me lo proietto su un
altro che individuo come diverso. Un freno a questa tendenza è
l'integrazione, il sentirsi parte di una comunità in cui ci si
riconosce. Ma i social consentono di crearsi una realtà
parallela in cui l'immigrato resta connesso alla sua realtà di
partenza e l'autoctono si crea una sorta di bolla. Ecco così la
proiezione e la deresponsabilizzazione: "più l'altro è distante
da me per costumi, modi e linguaggio più incarnerà l'ombra che
mi appartiene ma che cerco di gettare su di lui come una croce".
Tutti proiettiamo, il problema è quando diventa una nevrosi
collettiva e l'ombra diventa sempre più grande, facendoci
dimenticare - nota Zoja - che "sul territorio italiano il numero
di vittime del terrorismo islamico negli ultimi anni è rimasto
sostanzialmente a zero. Secondo l'Agenzia europea per
l'Ambiente, invece, nel solo 2012 il numero dei morti per la
sola cattiva qualità dell'aria ha superato in Italia le 83.000
unità". Perché dunque occuparsi di terrorismo islamico? "Esso è
estremamente attuale. Costituisce infatti - spiega lo
psicanalista - il maggior pericolo non per l'esistenza fisica,
ma per l'equilibrio psichico del cittadino comune". Equilibrio
che potrebbe lentamente venir ripristinato - concludono gli
autori - da consapevolezza e cultura, le uniche luci che possano
rischiare l'ombra.
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