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Strage Bologna: il pompiere, sembrava un film

Strage Bologna: il pompiere, sembrava un film

"Lamenti e silenzio, le famiglie delle vittime meritano verità"

BOLOGNA, 30 luglio 2020, 09:27

Sara Ferrari

ANSACheck

STRAGE DI BOLOGNA 2 AGOSTO 1980, QUEL SABATO DI ORRORE - RIPRODUZIONE RISERVATA

STRAGE DI BOLOGNA 2 AGOSTO 1980, QUEL SABATO DI ORRORE - RIPRODUZIONE RISERVATA
STRAGE DI BOLOGNA 2 AGOSTO 1980, QUEL SABATO DI ORRORE - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Durante il tragitto, ho pensato che si trattasse di una caldaia. La chiamata, ricevuta dalla centrale operativa, richiedeva un intervento alla stazione centrale, avevamo poche informazioni. Io e Claudio Deserti, mio collega, abbiamo impiegato pochissimo tempo per raggiungerla: era un sabato mattina, un sabato d'estate. Faceva caldo, molto caldo e a Bologna erano quasi tutti partiti per le vacanze. Abbiamo percorso i viali a tutta velocità, quando siamo arrivati ci siamo trovati davanti polvere, macerie, detriti. Lamenti e grida di dolore spezzavano un silenzio irreale. Il silenzio della tragedia". Stefano Sghinolfi, vigile del fuoco in servizio a Bologna e oggi in pensione, nel 1980 aveva 31 anni. Con il collega è stato tra i primi a intervenire dopo l'esplosione dell'ordigno che, alle 10.25 di sabato 2 agosto, ha sventrato la stazione centrale, uccidendo 85 persone e ferendone 200.


    Un attentato che è un dolore ancora vivo nella storia della città e del Paese, che "ha colpito persone innocenti: sono stati dei vigliacchi - ha aggiunto Sghinolfi - hanno colpito persone inermi, che non c'entravano niente. Io ho solo operato come soccorritore, sono contento che saltino fuori i nomi dei mandanti. Non sono un magistrato, non ho le competenze, ma queste famiglie, tutte queste famiglie che non smettono di piangere i loro cari meritano la verità. Meritano di conoscere tutta la verità".

All'ANSA, il vigile del fuoco, noto tra i colleghi con il soprannome di 'Cucciolo', ha raccontato quel giorno di 40 anni fa, una data indelebile nella memoria, in cui ha lavorato senza interruzione per ore, insieme ai colleghi, "una vera famiglia", alle altre forze dell'ordine e "a tanti civili che hanno dato un mano per estrarre chi era rimasto sotto le macerie". La sua squadra ha portato in salvo Marina Gamberini, uno dei volti simbolo della strage, che lavorava al ristorante della stazione. Dopo 36 anni, la sopravvissuta e Sghinolfi si sono incontrati per un abbraccio. "Avevo lavorato anche per le attività di soccorso dopo l'attentato all'Italicus nel 1974 - ha spiegato - e poi, nel 1984, dopo la strage del Rapido 904. Quello che è accaduto alla stazione... sono immagini che non dimentico. Quando siamo arrivati, intorno alle 10.35, credevo fosse un film. Ci è venuto incontro un uomo, coperto di polvere e con i polsi spezzati. Ci chiedeva aiuto. Le nostre squadre hanno iniziato a lavorare: spostavamo i detriti con la mani perché non sapevamo chi potesse esserci sotto. Ricordo i tassisti che scavavano e anche un sacerdote, vicino a noi, che spostava massi e lamiere".


    Quando si è passati alle ricerche nella parte superiore a quella che era la sala d'attesa, dove si trovava il ristorante, è stata recuperata ed estratta viva dalle macerie Marina Gamberini. "L'abbiamo tranquillizzata e sistemata su una barella - ha proseguito il vigile del fuoco - per affidarla a un medico.


    Per il nostro lavoro, non siamo soliti conoscere o rimanere in contatto con chi salviamo: non siamo eroi, facciamo solo il nostro dovere. La signora Gamberini ci ha cercato tanto per ringraziarci e, dopo 36 anni, ci siamo conosciuti e ci vediamo ancora alle cerimonie di commemorazione".

Alle 17 di quel sabato 2 agosto, Sghinolfi ha ricevuto il cambio: "Per la tensione e lo sforzo ho perso 4 chili, non mi riuscivo a fermare. A notte, dopo avere scavato senza sosta, abbiamo raggiunto la sala d'aspetto, scoprendo il cratere. Abbiamo subito capito che era successo qualcosa di terribile". A 40 anni dal quel giorno per il 'Cucciolo', che per fare sorridere i bambini ha vestito panni della Befana e in elicottero atterra con un sacco di dolci alla festa dell'Epifania al comando di Bologna, tenere vivo il ricordo di quanto è accaduto è importante: "I giovani devono conoscere la storia, anche le pagine dolorose. I racconti vanno tramandati di generazione in generazioni perché fatti simili non accadano mai più". 

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