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Capello, Reja e ora Meret, Spal bentornata in serie A

Capello, Reja e ora Meret, Spal bentornata in serie A

Ultima volta in A nel '68. Cinque anni fa fallimento e risalita

13 maggio 2017, 18:28

Redazione ANSA

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Fabio Capello, III in piedi da sinistra, ed Edoardo Reja, III in basso da sinistra, quando giocavano nella Spal. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Fabio Capello, III in piedi da sinistra, ed Edoardo Reja, III in basso da sinistra, quando giocavano  nella Spal. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Fabio Capello, III in piedi da sinistra, ed Edoardo Reja, III in basso da sinistra, quando giocavano nella Spal. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Società sportiva Ars et Labor. E' stata per anni la squadra dei salesiani e la maglia di tutti, quelle strisce strette bianche e azzurre che facevano vintage già negli anni '60 e '70 e muovevano la simpatia anche dei tifosi rivali. Non fosse altro perchè trovare la figurina di Oscar Massei era un'impresa. Dopo quasi cinquant'anni la serie A ritrova la Spal: negli anni '50 e '60 la squadra di Ferrara fu una protagonista, o comunque una presenza costante in serie A, 16 campionati dal 1950 al 1968, con un quinto posto nel 1960. Dall'ultima retrocessione, la Spal (acronimo di Società polisportiva Ars et Labor, fondata dai salesiani agli inizi del Novecento, che dall'ordine fondato da don Bosco ha preso anche i colori sociali) ha vivacchiato fra la B e la C, fino a questa promozione nella massima serie, arrivata appena un anno dopo il salto in B dell'anno scorso. E pensare che appena cinque anni fa la gloriosa storia della Spal sembrava destinata a una tristissima fine, quando la società fallì e fu costretta a ripartire dai dilettanti.

L'anno dopo il timone della Spal venne preso dalla famiglia Colombarini, già proprietari della Giacomense, che in pochi anni hanno raggiunto un traguardo che sembrava impensabile. Nel nome del presidente degli anni d'oro Paolo Mazza, uno degli inventori del calciomercato e al quale oggi è dedicato lo stadio, del centravanti argentino Oscar Massei, la cui figurina Panini era 'difficile' quasi come quella del portiere atalantino Pizzaballa, e dei tantissimi giovani lanciati (da Picchi a Capello, da Brighenti a Bigon, da Reja a Malatrasi e al n.1 Carlo Mattrel), l'artefice principale del doppio salto di categoria è l'allenatore Leonardo Semplici, che con la sua Spal arriva in serie A senza un passato importante da calciatore, senza atteggiamenti da guru, ma con un'indiscussa capacità a lavorare con i giovani.

E fra i protagonisti della promozione ci sono giovani dal sicuro avvenire come il portiere Alex Meret, l'attaccante Gianmarco Zigoni (figlio di Gianfranco, che col suo gol per la Juventus, nel 1968, sancì la retrocessione della Spal), il difensore Kevin Bonifazi, ben amalgamati con giocatori esperti come Mirco Antenucci e Sergio Floccari. La prima cosa da fare, a questo punto, sarà adeguare lo stadio per renderlo conforme alle regole della massima categoria: c'è già il progetto esecutivo, a fine campionato partiranno i lavori con l'obiettivo di non spostare nemmeno una giornata di serie A da Ferrara. Poi costruire una squadra che tenga conto della storia e della realtà: giovani da valorizzare e una gestione oculata per non essere una meteora e non fare solo da sparring partner per squadre più ricche. Grazie, soprattutto, alla spinta di una città che anche negli anni più bui non ha mai fatto mancare il suo affetto alla Spal, ma che grazie alla serietà della famiglia Colombarini, al lavoro di Leonardo Semplici e ai suoi ragazzi dal grande futuro è tornata a innamorarsi perdutamente della sua squadra.

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