Il Papa conferma il suo viaggio in Iraq: il popolo iracheno lo aspetta e non può essere deluso. Lo ha detto oggi lo stesso Bergoglio ricordando il viaggio cancellato, per motivi di sicurezza, da Giovanni Paolo II che proprio nella terra di Abramo voleva aprire il Grande Giubileo del 2000. "Dopodomani Dio volente mi recherò in Iraq per un pellegrinaggio di tre giorni. Da tempo desidero incontrare quel popolo che ha tanto sofferto, incontrare quella Chiesa martire". "Nella terra di Abramo con gli altri leader religiosi faremo un altro passo avanti nella fratellanza tra i credenti", ha sottolineato il Papa aggiungendo: "Il popolo iracheno ci aspetta. Aspettava S.Giovanni Paolo II quando è stato vietato di andare: non si può deludere un popolo per la seconda volta".
Intanto nel Paese si registrano ancora episodi di instabilità. Almeno dieci razzi hanno colpito oggi una base militare che ospita truppe statunitensi nell'Iraq occidentale.
"Le forze di sicurezza irachene sono a capo delle indagini", ha fatto sapere il colonnello Wayne Marotto, portavoce americano della coalizione internazionale anti-jihadista. Un attacco che ha provocato, pur se indirettamente, una vittima. Il portavoce della Difesa Usa John Kirby ha infatti riferito che un contractor civile "ha subito un attacco cardiaco mentre si stava mettendo al riparo" ed è morto poco dopo. Kirby ha aggiunto che nessun militare è rimasto ferito.
A Nassiriya, città che sarà toccata da Papa Francesco sabato 6 marzo, nella tappa che lo porterà a Najaf e a Ur dei Caldei, tre iracheni condannati a morte per "terrorismo" sono stati sottoposti alla pena capitale. "L'Iraq non permetterà a nessuno di inviare razzi o messaggi terroristici" a partire dal territorio iracheno, ha detto nelle ultime ore il premier iracheno Mustafa Kazimi.
Un clima che conferma che il Papa, per la prima volta in un viaggio internazionale, potrebbe accettare di spostarsi su un'auto blindata. Analoghe accortezze di protezione potrebbero essere utilizzate per gli spostamenti del seguito papale.
Ma l'attesa è di tutt'altro tenore nelle comunità, cristiane e non, che stanno preparando l'arrivo del Papa. I ragazzi di Mosul issano manifesti con il volto del Papa tra le macerie della guerra ancora presenti. Le suore domenicane di Qaraqosh confidano: "Vogliamo ringraziare Papa Francesco per quello che ha fatto per noi, per non averci dimenticati. La sua visita costringerà il mondo a guardare di nuovo nella nostra direzione". A Erbil le sarte cristiane preparano i paramenti per la Messa del Papa nel corso della quale benedirà anche la statua della Madonna di Karamles, senza mani perché vandalizzata dai miliziani dell'Isis e così è rimasta "per non dimenticare questa pagina nera della nostra storia", dice il vescovo Bashar Warda.
A Najaf un manifesto alto quanto un intero palazzo di cinque piani ritrae Papa Francesco con l'ayatollah Al-Sistani, in vista dello storico incontro che aprirà una finestra di dialogo anche con il mondo degli sciiti.
"L'entusiasmo dei giovani, delle chiese locali e di tutti coloro che sono impegnati nella preparazione di questa visita conferma che è il momento giusto per questo viaggio", sottolinea il cardinale Fernando Filoni, ex Nunzio a Baghdad e massimo esperto vaticano della Chiesa in Iraq. (ANSA).