(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 25 DIC - I numerosi conflitti,
le crisi internazionali, le guerre che costellano il pianeta,
cui solo avendo "la forza di aprirci al dialogo" si possono dare
soluzioni. Ma anche l'inasprirsi incalzante della pandemia, per
cui occorre trovare al più presto le risposte "più idonee", non
ultime le vaccinazioni per le "popolazioni più bisognose". Così
come gli effetti perversi legati al Covid, tra cui la dilagante
violenza sulle donne. O anche l'inarrestabile dramma dei
migranti e dei profughi, verso i quali non possiamo "girarci
dall'altra parte". C'è tutto questo, e altro ancora, nel
Messaggio natalizio di papa Francesco, pronunciato oggi sotto
una leggera pioggia dalla Loggia centrale di San Pietro - non
più quindi dall'interno della Basilica com'era in tempi di
lockdown -, davanti a circa 20 mila persone, prima della
tradizionale Benedizione 'Urbi et Orbi', con inni nazionali e
picchetti d'onore, e la formula dell'indulgenza plenaria
introdotta dal cardinale protodiacono Renato Raffaele Martino.
"Dio-con-noi - invoca il Pontefice -, concedi salute ai
malati e ispira tutte le persone di buona volontà a trovare le
soluzioni più idonee per superare la crisi sanitaria e le sue
conseguenze. Rendi i cuori generosi, per far giungere le cure
necessarie, specialmente i vaccini, alle popolazioni più
bisognose. Ricompensa tutti coloro che mostrano attenzione e
dedizione nel prendersi cura dei familiari, degli ammalati e dei
più deboli".
"Conforta le vittime della violenza nei confronti delle donne
che dilaga in questo tempo di pandemia", dice ancora Francesco,
mentre è proprio l'onda lunga del Covid ad acuire anche le
tensioni internazionali. "C'è il rischio di non voler dialogare
- avverte il Papa -, il rischio che la crisi complessa induca a
scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del
dialogo". Invece "queste sole, in realtà, conducono alla
soluzione dei conflitti e a benefici condivisi e duraturi".
Ecco quindi - ed è la parte più corposa del Messaggio - la
necessità di pensare "al popolo siriano, che vive da oltre un
decennio una guerra che ha provocato molte vittime e un numero
incalcolabile di profughi". All'Iraq, "che fatica ancora a
rialzarsi dopo un lungo conflitto". Al grido dei bambini dello
Yemen, "dove un'immane tragedia, dimenticata da tutti, da anni
si sta consumando in silenzio, provocando morti ogni giorno".
Bergoglio non dimentica "le continue tensioni tra israeliani
e palestinesi, che si trascinano senza soluzione, con sempre
maggiori conseguenze sociali e politiche", la Terra Santa, il
Libano. Pensa al popolo afghano, "che da oltre quarant'anni è
messo a dura prova da conflitti che hanno spinto molti a
lasciare il Paese". Ricorda il Myanmar, l'Ucraina, i conflitti
in Africa, come quelli in Etiopia, nel Sahel, in Sudan e Sud
Sudan. Richiama alla solidarietà, alla riconciliazione, al
riconoscimento dei diritti nelle Americhe.
La supplica del Papa si volge infine al "ritorno a casa" dei
tanti prigionieri di guerra, civili e militari, e degli
"incarcerati per ragioni politiche". Al non restare
"indifferenti di fronte al dramma dei migranti, dei profughi e
dei rifugiati", i cui "occhi ci chiedono di non girarci
dall'altra parte, di non rinnegare l'umanità che ci accomuna, di
fare nostre le loro storie e di non dimenticare i loro drammi".
E al mostrarsi "premurosi verso la nostra casa comune, anch'essa
sofferente per l'incuria con cui spesso la trattiamo", con uno
sprone alle "autorità politiche a trovare accordi efficaci
perché le prossime generazioni possano vivere in un ambiente
rispettoso della vita". (ANSA).