(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 05 FEB - "A volte ci s'illude
che per risolvere i problemi bastino finanziamenti adeguati. Non
è vero". In realtà "occorre anche un progetto di convivenza
civile e di cittadinanza: occorre investire in bellezza laddove
c'è più degrado, in educazione laddove regna il disagio sociale,
in luoghi di aggregazione sociale laddove si vedono reazioni
violente, in formazione alla legalità laddove domina la
corruzione". E' quasi un decalogo di saggia amministrazione
quello che, invitando al "coraggio dell'immaginazione", papa
Francesco offre ai circa 120 sindaci in fascia tricolore,
guidati dal presidente e sindaco di Bari Antonio Decaro, accorsi
nella Sala Clementina per l'udienza del Pontefice all'Anci
(Associazione Nazionale Comuni d'Italia.
"Saper sognare una città migliore e condividere il sogno con
gli altri amministratori del territorio, con gli eletti nel
consiglio comunale e con tutti i cittadini di buona volontà è un
indice di cura sociale", suggerisce Francesco, che in prima
battuta riconosce ai sindaci il ruolo "determinante" esercitato
nei due anni di pandemia, anche come stimolo a "chi aveva
responsabilità legislative a prendere decisioni tempestive per
il bene di tutti".
Il Papa, incoraggiando i primi cittadini al valore della
"paternità", li esorta quindi alla "vicinanza", a non temere di
"perdere tempo" ascoltando i cittadini e le loro istanze, perché
"il servizio al bene comune è una forma alta di carità,
paragonabile a quello dei genitori in una famiglia", e "il
sindaco, o la sindaca, sa ascoltare".
E raccomanda, nell'azione amministrativa, di "partire dalle
periferie", che "non vuol dire escludere qualcuno, è una scelta
di metodo; non una scelta ideologica, ma di partire dai poveri
per servire il bene di tutti". "Non c'è città senza poveri",
avverte Bergoglio, aggiungendo però che "i poveri sono la
ricchezza di una città", poiché "ci ricordano le nostre
fragilità e che abbiamo bisogno gli uni degli altri", "ci
chiamano alla solidarietà". Altro punto cardine, di fronte al
"dramma di chi ha dovuto chiudere la propria attività
economica", alla "depressione di adolescenti e giovani", alle
"disuguaglianze sociali", alle "fatiche di famiglie che non
arrivano a fine mese", il fatto che la "dignità" delle persone
"chiede un lavoro - aggiunge Francesco -, e quindi un progetto
in cui ciascuno sia valorizzato per quello che può offrire agli
altri. Il lavoro è davvero unzione di dignità!".
Il Papa non perde di vista neanche la necessità di lavorare
per la "pace sociale". E da questo di vista "c'è un compito
storico che coinvolge tutti: creare un tessuto comune di valori
che porti a disarmare le tensioni tra le differenze culturali e
sociali". "La pace sociale - spiega - è frutto della capacità di
mettere in comune vocazioni, competenze, risorse".
Ma il monito del Pontefice riguarda anche direttamente la
"politica": essa, infatti, "può essere una palestra di dialogo
tra culture, prima ancora che contrattazione tra schieramenti
diversi. La pace non è assenza di conflitto - evidenzia -, ma la
capacità di farlo evolvere verso una forma nuova di incontro e
di convivenza con l'altro".
E il saluto finale del Papa è di quelli che strappano il
sorriso e l'applauso di tutti: "E vi chiedo per favore di
pregare per me, perché anch'io sono 'sindaco' di qualcosa!
Grazie". (ANSA).